La battaglia navale di Licosa, nell'anno 846, presso l'omonimo promontorio, oppose i Saraceni a una coalizione di poteri locali, ispirata e guidata dal Duca di Napoli Sergio I. Dell'alleanza facevano parte alcuni soggetti che vedevano danneggiata la loro spiccata propensione marittima dalle incursioni saracene: oltre al Ducato bizantino di Napoli, essa comprendeva le potenze marinare di Amalfi, di Sorrento, e del Ducato di Gaeta. La battaglia che si combatté a Punta Licosa nell'846 non fu un evento isolato, ma l'atto conclusivo di una campagna navale iniziata nella primavera di quello stesso anno, con la quale si voleva rendere più sicura la navigazione nelle rotte dai porti del mar Tirreno, minacciata dalle scorrerie dei pirati musulmani, le cui basi erano nei numerosi covi presenti sulla costa. Tra i rifugi in cui erano insediati i pirati, vi era, nell'attuale Cilento, quello su Punta Licosa, considerato la loro roccaforte in Campania.
Prima di puntare su Licosa, l'alleanza aveva già riconquistato l'isola di Ponza, caduta in possesso dei Saraceni nello scorcio iniziale di quello stesso anno. Lo scontro si concluse con il successo della coalizione locale, a cui fecero seguito altre vittoriose iniziative navali susseguitesi fino all'849. Nonostante l'esito favorevole alla coalizione, gli effetti della campagna furono effimeri, poiché già nell'851, appena cinque anni dopo, si registrava in Campania una ripresa e una recrudescenza delle azioni di pirateria, favorite dalla tradizionali e mai sopite rivalità che opponevano i soggetti politici dell'Italia meridionale e della Langobardia Minor: queste divisioni storiche, nella migliore delle ipotesi, impedivano l'unità di intenti necessaria per combattere il fenomeno piratesco. Va tenuto presente che la responsabilità della minaccia saracena ricadeva sugli stessi stati in cui era frammentata l'Italia meridionale, incluso il Ducato di Napoli, che ne avevano favorito l'insediamento costiero, negli anni trenta del secolo, al fine di servirsene per combattersi reciprocamente, assoldandoli di volta in volta come mercenari. La pirateria sorse allorquando quegli stessi mercenari si diedero a razzie decise autonomamente, approfittando dello scacco imposto ai Bizantini dopo le sconfitte inferte in Sicilia nell'845. Gli Annales Bertiniani degli anni 846–847, riportano anche la notizia di un attacco dei Musulmani contro Roma, immediatamente dopo la sconfitta di Licosa, quale atto di ritorsione contro il papa. Nel racconto dell'annalista, i Saraceni razziarono la Basilica di San Pietro sotto il pontificato di papa Sergio II, che morì poco dopo. Fu proprio tale evento a spingerne il successore, papa Leone IV, a dar corso alla realizzazione della Civitas Leonina, l'opera di sistemazione della cinta muraria, portata a termine tra l'848 e l'852, il cui intento era la protezione del Colle Vaticano e della basilica di San Pietro. Per quanto effimera negli effetti, la battaglia fu però un episodio molto importante dal punto di vista simbolico. Essa mostrò, infatti, che, superando le divisioni intestine, l'azione congiunta di alcuni poteri locali era in grado di combattere efficacemente la minaccia saracena, perfino facendo a meno dell'appoggio di un soggetto politico e navale, come l'impero bizantino, così importante nello scacchiere italiano e mediterraneo. La possibilità stessa di costituirsi in coalizione, e il ruolo guida sostenuto da Napoli, erano stati favoriti dall'affievolimento della conflittualità, registratosi in quegli anni quaranta, tra il Ducato di Napoli e i principati longobardi di Salerno e Benevento.Fonte: Wikipedia
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