La battaglia di Anghiari fu combattuta il 29 giugno 1440 tra le truppe milanesi ed una coalizione guidata dalla Repubblica di Firenze. L'esercito della coalizione concentratosi nei pressi del piccolo borgo di Anghiari comprendeva 4000 soldati del Papa, guidati dal cardinale Ludovico Trevisan, un pari contingente fiorentino, ed una compagnia di 300 cavalieri di Venezia, guidati da Michelotto Attendolo. Alle truppe si aggiunsero volontari di Anghiari. Le forze milanesi, numericamente superiori, erano guidate da Niccolò Piccinino per conto del duca Filippo Maria Visconti e raggiunsero la zona nella notte del 28 giugno. A queste si unirono altri 2000 uomini della città di Sansepolcro. Confidando nell'elemento sorpresa e nelle maggiori dimensioni del proprio esercito, Piccinino ordinò un attacco per il pomeriggio del 29 giugno, ma la polvere sollevata dai milanesi sulla strada tra Sansepolcro e Anghiari allertò Attendolo, che si preparò alla battaglia. I cavalieri veneziani bloccarono l'avanguardia milanese sull'unico ponte attraverso il canale che proteggeva il campo della coalizione. Attendolo e i veneziani tennero il ponte permettendo alla maggior parte dell'esercito della coalizione di prepararsi allo scontro, ma furono fatti retrocedere dai rinforzi dei milanesi guidati dai capitani Francesco Piccinino e Astorre II Manfredi. I milanesi avanzarono ma il loro fianco destro fu presto ingaggiato dalle truppe papali e costretto a retrocedere sul ponte. La battaglia proseguì per quattro ore, fino a quando una manovra di accerchiamento tagliò fuori un terzo delle truppe milanesi sul lato toscano del canale. La battaglia proseguì nella notte e terminò con la vittoria della coalizione. Lo scontro, descritto ironicamente da Machiavelli (che scrisse Ed in tanta rotta e in sì lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite ne d'altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò), deve la sua notorietà alla sua rappresentazione realizzata da Leonardo da Vinci a Palazzo Vecchio (Firenze). L'opera, in seguito, andò perduta, ma ne rimane testimonianza attraverso i lavori di Rubens e di Biagio di Antonio (della scuola di Paolo Uccello). Analisi più precise del numero di perdite portarono lo storico britannico Michael Mallett ad ipotizzare in circa 900 i morti complessivi della battaglia. I due grandi geni del Rinascimento, Leonardo e Michelangelo, si trovarono ad un certo punto (era l'aprile del 1503) a doversi affrontare direttamente sul terreno della pittura, perché ricevettero entrambi dal gonfaloniere Pier Soderini, che era il gonfaloniere a vita di Firenze, l'incarico di affrescare due grandi pareti una accanto all'altra, nel salone del consiglio comunale a Palazzo Vecchio. Entrambi dovevano realizzare una battaglia: Leonardo appunto quella di Anghiari (vinta dai fiorentini), Michelangelo quella di Càscina. La parete di sinistra era quella riservata a Michelangelo, quella di destra invece a Leonardo; i due dipinti dovevano essere alti 7 metri e larghi 17. Michelangelo della sua Battaglia di Cascina realizzò solo il cartone poi andato perduto, ma una copia dello stesso realizzata dal suo discepolo Aristotele da Sangallo è giunta fino a noi.
Fonte: Wikipedia
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