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venerdì 4 aprile 2014

IL PROCESSO AI TEMPLARI - 8

Lo studio presentato in questa sede è il frutto di dieci anni di ricerca, svolta su questi documenti che rivestono un interesse eccezionale: essi sono infatti gli atti dell’unica inchiesta sui Templari svolta dal pontefice, ovvero l’unica autorità in grado di giudicarli.  Oltre alle pergamene con gli atti dell’udienza di Poitiers sono comprese le pagine del Registro Avignonese 48, un brogliaccio privato che il papa usò insieme ai suoi collaboratori per esaminare le colpe a carico dell’ordine: la sequenza delle note presenti su queste pagine mostra come si formò la vera convinzione di papa Clemente V, che cioè la colpa dei Templari non fosse l’eresia, una convinzione che la storia ha relegato in sordina per cause di forza maggiore. Vi è compresa anche la pergamena di Chinon, rimasta ignorata dagli studiosi per secoli perché catalogata con unadicitura esatta però troppo vaga per i moderni criteri di ricerca; ciò ha alimentato un equivoco, ed essa passava come una delle tante inchieste che si erano svolte nelle varie diocesi della cristianità. Che però il capo della Commissione inquirente non fosse il vescovo diocesano bensì il nipote e braccio destro del papa, l’uomo più influente del Sacro Collegio, mi ha fatto avanzare il netto sospetto che si trattasse di un’udienza d’importanza cruciale.  A Chinon il capo del Tempio ricevette l’assoluzione per autorità del papa e da
quel momento rimase sempre nella comunione cristiana, tanto che gli fu concesso un cappellano per ricevere regolarmente i sacramenti ecclesiastici e seguire le preghiere quotidiane prescritte dall’ordinario liturgico del suo ordine. Ma era tutto ciò che Clemente V potesse fare per lui: isolato dal resto del mondo e tenuto sotto stretta custodia dalle guardie reali, nei sei anni che seguirono Molay continuò sempre ad appellarsi sperando di poter incontrare il papa almeno una volta. Fino alla fine, fino al giorno stesso in cui un atto illegale del re
di Francia lo metteva sul rogo, l’ultimo Gran Maestro del Tempio lottò per essere ascoltato dal papa.
Voleva trovarsi faccia a faccia con quell’uomo intelligente e gentile che conosceva bene: con lui aveva sempre condiviso il sogno sincero di riavere il Santo Sepolcro, e con lui aveva lavorato al progetto della futura crociata. Allora si sarebbe gettato ai piedi del soglio apostolico, avrebbe chiesto la grazia per l’ordine del Tempio offrendo anche le prove della loro giustificazione. Gli eventi presero invece la piega che veniva imposta dalla forza militare. Così il campo rimase libero per la proliferazione di tradizioni incontrollate, leggende di sapore noire e persino mitologie. A volte però il tempo di dimostra davvero galantuomo. La pubblicazione dei documenti presentati in questa sede consente di rivedere con maggior chiarezza una fra le
pagine più tristi e oscure nell’intera storia della civiltà occidentale.

Articolo per gentile concessione della dott.ssa Barbara Frale.

www.loscrignodeitemplari.blogspot.it

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