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lunedì 28 ottobre 2013

LA CROCIATA DEI PEZZENTI

La crociata dei poveri (i pauperes) fu un insieme di spedizioni non coordinate che presero parte alla prima crociata. Queste forze, tese allo scontro con i turchi selgiuchidi in Asia Minore, avevano risposto spontaneamente all'appello di Clermont di papa Urbano II del 1095. Alcuni storici (come Franco Cardini) parlano di "crociate" dei poveri a sottolineare come questo movimento fosse frammentato e molteplice.
La crociata "dei poveri" (in contrapposizione a quella "dei nobili", organizzati militarmente) fu effettivamente la prima crociata della storia anche se gli storici moderni, sia per lo scarso successo e sia perché non fu mai ufficializzata dalla Chiesa di allora, la considerano un'avanguardia della prima crociata. Visto che i componenti non avevano esperienza bellica adeguata, finì tragicamente. Questa crociata è anche famosa per il motto che il suo stesso promotore le aveva dato: Deus lo volt (Dio lo vuole). Infatti un religioso francese sosteneva che durante il suo precedente pellegrinaggio a Gerusalemme a lui, giovane scandalizzato dalla brutalità con cui i musulmani trattavano sia i luoghi sacri sia i Cristiani stessi, fosse apparso Dio, mentre era in preghiera nel Santo Sepolcro, e che gli avesse confidato la missione di tornare in occidente a predicare la liberazione dei luoghi sacri. In questo stesso periodo avvenne il primo pogrom ad opera di alcuni gruppi di crociati germanici che, dimenticate le loro benevole intenzioni, furono guidati dal conte Emich di Leisingen in una spedizione contro le comunità ebraiche del Reno. I pellegrini, spinti dalla penuria e dalla convinzione di una sorta di responsabilità ebraica nell'uccisione di Cristo, saccheggiarono e massacrarono gli israeliti nelle città di Spira, Worms, Treviri, Colonia e Magonza. Qualche vescovo locale si adoperò per salvare i malcapitati ma spesso la sua autorità veniva ignorata e addirittura, nella città di Magonza, i soldati di Emicho distrussero il palazzo vescovile dove erano stati ospitati gli ebrei. Tuttavia questi genocidi non ebbero nulla a che fare con la vera e propria Crociata dei Poveri, nessuna di queste spedizioni antiebraiche arrivò mai in Oriente: esse infatti svanirono non appena incontrarono una forte resistenza nelle città. Lo stesso conte Emich di Leiningen venne sconfitto in Ungheria. L'Europa dell'epoca era attraversata da predicatori itineranti e da agitatori religiosi (come i patarini) che avevano infiammato i ceti subalterni durante i decenni della riforma contro il clero simoniaco e concubinario. Con la vincita della fazione riformatrice e la stabilizzazione della situazione questi predicatori-agitatori erano diventati scomodi per il clero, anche perché essi erano rimasti delusi dagli esiti della riforma stessa, che aveva mancato di far nascere la Chiesa di "poveri e uguali" sul modello della supposta Chiesa delle origini. È probabile quindi che Urbano pensasse solo a una spedizione attuata dai signori feudali dell'Europa meridionale e continentale ma l'entusiasmo suscitato nell'opinione pubblica fu tale che a muoversi per prime furono proprio le componenti di pauperes, raccoltesi in modo spontaneo e informale intorno ad alcuni di questi predicatori (come Pietro l'Eremita) e ad alcuni cavalieri (come Gualtieri Senza Averi). Essi vedevano nella spedizione un ritorno alla Casa del Padre, alla Gerusalemme Celeste. Queste schiere di pellegrini erano armate sommariamente e prive di ogni disciplina militare; erano infatti composte prevalentemente da poveri, donne e bambini. La crociata attraversò l'Europa spinta dallo zelo religioso e dalla fede più semplice, tuttavia non mancarono atti di violenza. I pellegrini giunsero infatti con molto anticipo e non erano ancora stati allestiti i mercati per sfamare contingenti così numerosi: furti, saccheggi, sommosse e violenze furono l'inevitabile risultato. Pietro l'Eremita (Pietro d'Amiens) era un predicatore popolare che, per il fatto di girare coperto di stracci e in sella a un umile asino, s'era guadagnato la fama di "eremita". Giunse a Colonia il 12 aprile 1096, dopo aver percorso le terre centrali del Berry, il territorio di Orléans e di Chartres, la Normandia, il territorio di Beauvais, la Piccardia, la Champagne, la valle della Mosella e infine la Renania. Era un personaggio non inquadrato nel sistema ecclesiastico, ma dotato di grande carisma trascinatore ed esercitava un'influenza enorme sulla folla. Con un grosso seguito di francesi e preceduto dal suo motto tardo-latino Deus le volt ("Dio lo vuole"), Pietro giunse a Colonia nella speranza di convincere, in quella ricca città tedesca, qualche ricco signore feudale a unirsi al suo gruppo, mentre Gualtieri Senza Averi (lo stesso nome ricorda come fosse un cavaliere escluso dalla successione ereditaria poiché non primogenito) si mise alla testa di un gruppo alquanto più esiguo di contadini e di cavalieri senza risorse economiche, partendo subito dopo Pasqua alla volta di Costantinopoli. Affermava di essere stato mandato direttamente da Dio e assicurava che, durante un precedente pellegrinaggio, sarebbe rimasto scandalizzato dalla condizione in cui aveva trovato i luoghi sacri e dal dominio musulmano sui cristiani di Gerusalemme. Mentre pregava nel Santo Sepolcro gli sarebbe apparso Cristo per affidargli una missione: tornare in Occidente a predicare la liberazione dei luoghi sacri e dei cristiani d'Oriente. Nel maggio 1096, assai prima della data che il papa aveva previsto, gente d'ogni sorta (poveri, preti, monaci, donne, ma anche soldati, signori e perfino principi) si mise agli ordini di Pietro e si pose in viaggio: sarebbe arrivato a Costantinopoli il primo agosto, cioè 15 giorni prima della data fissata per la partenza da Le Puy della crociata ufficiale. Gualtieri Senza Averi, signore di Poissy, guidava l'avanguardia delle truppe di Pietro l'Eremita. Egli entrò nella valle del Reno per poi dirigersi verso quella del Danubio. La via di terra da lui prescelta comportava tempi lunghi e l'improvvisazione della spedizione mise subito in mostra l'inadeguatezza dell'apparato logistico predisposto. La mancanza di vettovagliamenti portò pertanto gli uomini di Gualtieri a razziare, armi in pugno, quelle contrade e inevitabile fu la reazione del comandante militare della piazzaforte di Belgrado che sanzionò duramente le violenze operate in città dagli uomini di Gualtieri che dovette registrare la morte di numerosi suoi seguaci. Un episodio minore, praticamente una scaramuccia, ebbe poi luogo a Zemun. I 20.000 uomini di Pietro seguirono la stessa via terrestre di Gualtieri. Passarono inizialmente senza troppi problemi attraverso i territori ungheresi di re Coloman, ma a Zemun un incidente si trasformò in scontro aperto fra i seguaci di Pietro e gli Ungheresi. Quattromila di questi ultimi furono trucidati dai Crociati di Pietro e Belgrado parzialmente data alle fiamme. Le autorità bizantine di Niš, guidate dal governatore Nicetas, trucidarono allora buona parte dei Crociati "popolari" che si ridussero alla cifra di 7.500 elementi che giunsero senza ulteriori problemi a Costantinopoli il 1º agosto 1096. Le forze congiunte di Gualtieri e di Pietro furono trasportate il 6 agosto, su ordine dell'Imperatore bizantino, in Asia Minore. Essi si stabilirono nel campo di Kibotos (dai Crociati francofoni chiamato Civetot) ma subito cominciarono a nascere violente divergenze sulle cose da fare. Alla fine i Crociati si divisero in due gruppi, uno composto da francesi, l'altro di germanici: invece di avanzare si diedero ai saccheggi. I soldati francesi attaccarono Nicea e tornarono con un grande bottino, suscitando le invidie dei germanici che vollero imitarli. Tuttavia questa volta i turchi di Rūm e il loro sultano Qilij Arslan ibn Sulayman non si fecero prendere di sorpresa e catturarono l'esercito crociato. Coloro che rinunciavano a Cristo convertendosi all'Islam venivano deportati, gli altri trucidati sul posto.
Alla notizia dell'accaduto si mossero da Civitot i restanti Crociati, malgrado il consiglio di Gualtieri che consigliava di attendere il ritorno da Costantinopoli di Pietro. Prevalse invece il parere di Goffredo Burel e il 21 ottobre i 20.000 Crociati caddero nelle imboscate che il sultano selgiuchide aveva con ampio anticipo con efficienza predisposto. La strage fu immensa -lo stesso Gualtieri cadde sul campo- e i pochi sopravvissuti furono salvati dalle truppe dell'Imperatore bizantino che indussero i Selgiuchidi a tornare nelle loro basi di partenza. Pietro l'Eremita scampò al massacro; egli infatti era ancora a Costantinopoli quando lo raggiunse la notizia del disastro. Decise quindi con i pochi sopravvissuti di attendere l'arrivo del grosso della crociata e si accordò nel 1096 con i crociati nobili.

Fonte: Wikipedia

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