La Toscana non ci "tradisce mai". L'appassionato di storia trova, in questa terra, davvero di tutto....dal Medioevo al Rinascimento, passando per luoghi particolari e poco conosciuti. Se nominiamo la città di Chiusdino, probabilmente non ci sovviene nulla: ma proviamo a spostare il raggio delle nostre ricerche a pochi chilometri da questa piccola città. Nei pressi di Siena vi sono dei posti magici e misteriosi che ci fanno tornare bimbi quando leggevamo di cavalieri, di armi, di draghi o quando, come nel caso della mia generazione di trentenni, ci si appassionava ai meravigliosi personaggi disneyani Semola, Merlino e Anacleto. E allora, saliamo su questa macchina del tempo e saremo catapultati ai tempi di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda arrivando a sfiorare, forse, il tanto ambito Santo Graal. Come ogni storia che si rispetti c'è sempre un personaggio chiave, in questo caso parliamo di un certo Galgano Guidotti. Egli nacque da una famiglia nobile nel 1148 a Montesiepi nei pressi di Siena e ha sempre condotto una vita molto licenziosa, dedita ai piaceri mondani e poco alla preghiera, fino a quando non decise di "spogliarsi" dei panni di uomo libertino per improntare la sua vita su una vera e propria ascesi e nel 1180 conficcò la sua spada in una roccia con l'intenzione di usarla come croce dinanzi cui pregare. Galgano non scelse un luogo qualsiasi, bensì il colle dove ebbe le sue prime esperienze mistiche e dove il suo cavallo si inginocchiava ogni qual volta vedeva la figura dell'Arcangelo Gabriele sempre sullo stesso masso, masso che ora è custodito nella casa di Galgano a Chiusdino a pochi chilometri dal luogo dove ora la nostra macchina del tempo virtuale ci ha portato. Galgano morì il giorno 3 dicembre dell'Anno del Signore 1181 e già nel 1185 Papa Lucio III lo proclamò santo stabilendo un vero e proprio "record" in fatto di processi di canonizzazione. Negli anni successivi fu costruito un eremo e una chiesa tonda, famosa come Rotonda di Montesiepi e nel 1128 iniziò la costruzione della splendida e suggestiva Abazia di San Galgano (particolarmente affascinante al tramonto) e consacrata nel 1288. L'Abbazia è stata molto importante non solo per la bellezza in sé dell'opera ma anche perchè era un punto di riferimento irrinunciabile per viandanti, pellegrini e commercianti. Ma nell'anno 1348 l'abazia iniziò a perdere importanza ed "abbandonarsi" fino al 1926 quando partirono i lavori per il restauro.
La cappella di Montesiepi è una piccola chiesa situata a pochi metri dall'abazia di San Galgano e al centro della cappella che corrisponde al centro di un labirino sacro (simile a quello della cattedrale centrale di Chartres) troviamo la Spada nella Roccia. Alcuni studiosi vedono punti di contatto tra Galgano e Artù sia perchè i fatti risalgono al XII secolo e anche perchè uno dei famosi Cavalieri della Tavola Rotonda si chiamava Galvano la cui assonanza è molto evidente. La spada è stata oggetto di studi approfonditi. Dagli esami fatti, essa corrisponderebbe al XII secolo dato che il metallo usato era purissimo e non era mischiato con altre leghe o acciaio di epoca successiva. Nell'eremo sono presenti anche le braccia di uno dei tre monaci che nel 1181 tentarono di impadronirsi della spada. Cosa accadde? I tre monaci entrarono di soppiatto in chiesa e tentarono di estrarre la spada dalla roccia; Galgano fu avvertito del fatto durante un sogno, si recò in fretta e in furia in chiesa e colse i tre monaci in flagrante: uno fu colpito dal fulmine, l'altro annegò in un fiume, il terzo fu letteralmente sbranato da un lupo che ne amputò anche le braccia. L'esame al Carbonio 14 ha rivelato che gli arti sono collocabili al secolo XII. Montesiepi era un luogo sacro ai celti e lo stesso eremo, che come abbiamo visto ha una forma circolare con cerchi concentrici il cui centro corrisponde con la spada che ora è posta sotto una teca di vetro, potrebbe racchiudere un enigma secolare, qualcuno addirittura ritiene che in questa zona vi sia il Santo Graal.
Seguendo questo itinerario immaginario dal sapore medievale "cavalleresco", arriviamo ad Arcidosso vicino a Grosseto ricca di simboli templari. Sul monte Amiata troviamo una grotta particolare, una spelonca per la precisione, la quale si dice sia stata la "casa" del leggendario Mago merlino! Avete capito bene...il simpatico uomo barbuto che ricordiamo con sulla spalla il cinico Anacleto il "gufo altamente istruito". Avvicinandosi all'ingresso della grotta vi è una lapide che recita:
"Questa è l’antica memorabile grotta che edificò Merlino il savio mago, qui il Peri musa naturale indotta spiegò il suo genio portentoso e vago”.
Sembra che sotto la grotta siano probabilmente presenti oggetti metallici.
Una leggenda molto antica della zona narra di un drago: il Drago di Santa Fiora...si dice che i frati del convento della Selva si erano accordi della presenza di un drago che non solo mangiava il bestiame ma anche uomini. I frati dopo aver chiesto invano l'aiuto al Conte Guido degli Aldobrandeschi chiesero aiuto proprio a Merlino che chiamò il cavaliere Giorgio che uccise il drago. Si dice che la mascella che ora è conservata nel convento della selva corrisponda proprio a quella del drago. In realtà potrebbe essere la mascella di un coccodrillo.
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