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mercoledì 5 giugno 2013

LE GUERRE NEL MEDIOEVO

Le battaglie di eserciti si svolgevano soprattutto in primavera/estate in quanto gli uomini e animali avevano bisogno di derrate alimentari reperibili solo in quel periodo dell’anno. Per un villaggio infatti era da considerarsi una disgrazia il passaggio dell’esercito nelle sue vicinanze perché gli armigeri spogliavano la zona di ogni risorsa. Tuttavia molte storiche lotte si prolungarono anche in inverno, l’addestramento a cui era sottoposto il ragazzo che intraprendeva tale carriera (ricordiamo che i figli dei nobili già all’età di dieci anni venivano inviati presso altre casate per apprendere l’uso delle armi e come prendersi cura dei palafreni) lo abituava a sopportare le durezze e le avversità: peso delle armi, la sete, la fame, e il dolore per le ferite non mortali, in ogni periodo dell’anno. Il guerriero doveva quindi accettare l’idea di morire, subire mutilazioni (soprattutto al viso e braccia) e uccidere. La violenza infatti faceva parte della sua vita, le dispute tra vicini e il diritto erano spesso risolti con la spada.

Si combatteva quasi sempre durante le ore di luce per due semplici motivi: a) in questo modo si distinguevano i nemici dagli amici. b) la religione cristiana insegnava che i peccati si commettevano soprattutto di notte.

La conquista di una città o castello non era concepibile senza bottino: bestiame o villani da vendere, razzie di cibo immagazzinato per l’inverno, oggetti di valore (armi, arazzi, oggetti di rame) o la possibilità di ricevere riscatti (gli avversari nobili spesso venivano catturati e liberati solo dopo il pagamento del riscatto). La fortificazione presa con la forza aveva rilievo giuridico, da intendersi relativo al trattamento a cui erano sottoposti i nemici che lo difendevano: gli uomini impiccati senza misericordia, le donne violentate e i bambini fatti schiavi. La guerra appariva quindi una sorta di grande razzia, alla quale partecipavano sia nobili cavalieri che semplici armigeri.

Raramente si arrivava allo scontro frontale in campo aperto, spesso la visione di un esercito ben disciplinato, (dapprima i nemici avrebbero intravisto le punte ferrate delle lance e le aste di frassino comparire all’orizzonte, poi il luccichio degli elmi, scudi e toraci corazzati e la mole del trabucco trascinato dagli uomini e animali), induceva gli avversari meno organizzati alla fuga.

Il problema principale quando si assediava un castello consisteva nel superamento delle mura, spesse e alte. L’esercito erigeva postazioni intorno al fortilizio e occupava i villaggi vicini per evitare la fuga dei soldati avversari. Le machinamenta d’assedio erano diverse: a) il trabucco, grande catapulta che funzionava con un braccio resistenza (la parte che terminava con la cima dell’albero) e uno potenza (l’estremità più robusta e pesante che si trovava a poca distanza dal perno), Un braccio, terminante in una frombola, veniva spinto verso il basso e caricato di macigni, al rilascio il proiettile compiva una traiettoria ad arco idonea a distruggere le cime delle torri, gli schieramenti ed orde. Spesso il materiale era incendiato con oli, oppure trabuccavano le teste degli avversari per far scoppiare epidemie all’interno delle mura. b) mangano: agiva grazie a corde attorcigliate su una ruota dentata che accumulava tensione. Una volta rilasciata le corde ruotavano, andando a colpire un braccio che cozzava a sua volta contro una sbarra frenante. I proiettili così venivano catapultati in avanti compiendo una traiettoria piatta, idonea a distruggere mura. c) Pluteo o topolino: carro con tetto spiovente dotato di ruote che poteva portare una decina di minatori nei pressi delle mura per scalzarle o creare una galleria con una sorta di ariete a punta azionato dall’interno del topolino. Il carro era protetto da frecce nemiche e olio bollente mediante l’utilizzo di pelli d’animali o panni che lo ricoprivano. d) Ariete da sfondamento: grosso palo con estremità di ferro che veniva fatto sbattere contro la porta o muro creando una breccia. e) Torri da assedio e scale per superare le mura.

aRTICOLLe battaglie di eserciti si svolgevano soprattutto in primavera/estate in quanto gli uomini e animali avevano bisogno di derrate alimentari reperibili solo in quel periodo dell’anno. Per un villaggio infatti era da considerarsi una disgrazia il passaggio dell’esercito nelle sue vicinanze perché gli armigeri spogliavano la zona di ogni risorsa. Tuttavia molte storiche lotte si prolungarono anche in inverno, l’addestramento a cui era sottoposto il ragazzo che intraprendeva tale carriera (ricordiamo che i figli dei nobili già all’età di dieci anni venivano inviati presso altre casate per apprendere l’uso delle armi e come prendersi cura dei palafreni) lo abituava a sopportare le durezze e le avversità: peso delle armi, la sete, la fame, e il dolore per le ferite non mortali, in ogni periodo dell’anno. Il guerriero doveva quindi accettare l’idea di morire, subire mutilazioni (soprattutto al viso e braccia) e uccidere. La violenza infatti faceva parte della sua vita, le dispute tra vicini e il diritto erano spesso risolti con la spada.

Si combatteva quasi sempre durante le ore di luce per due semplici motivi: a) in questo modo si distinguevano i nemici dagli amici. b) la religione cristiana insegnava che i peccati si commettevano soprattutto di notte.

La conquista di una città o castello non era concepibile senza bottino: bestiame o villani da vendere, razzie di cibo immagazzinato per l’inverno, oggetti di valore (armi, arazzi, oggetti di rame) o la possibilità di ricevere riscatti (gli avversari nobili spesso venivano catturati e liberati solo dopo il pagamento del riscatto). La fortificazione presa con la forza aveva rilievo giuridico, da intendersi relativo al trattamento a cui erano sottoposti i nemici che lo difendevano: gli uomini impiccati senza misericordia, le donne violentate e i bambini fatti schiavi. La guerra appariva quindi una sorta di grande razzia, alla quale partecipavano sia nobili cavalieri che semplici armigeri.

Raramente si arrivava allo scontro frontale in campo aperto, spesso la visione di un esercito ben disciplinato, (dapprima i nemici avrebbero intravisto le punte ferrate delle lance e le aste di frassino comparire all’orizzonte, poi il luccichio degli elmi, scudi e toraci corazzati e la mole del trabucco trascinato dagli uomini e animali), induceva gli avversari meno organizzati alla fuga.

Il problema principale quando si assediava un castello consisteva nel superamento delle mura, spesse e alte. L’esercito erigeva postazioni intorno al fortilizio e occupava i villaggi vicini per evitare la fuga dei soldati avversari. Le machinamenta d’assedio erano diverse: a) il trabucco, grande catapulta che funzionava con un braccio resistenza (la parte che terminava con la cima dell’albero) e uno potenza (l’estremità più robusta e pesante che si trovava a poca distanza dal perno), Un braccio, terminante in una frombola, veniva spinto verso il basso e caricato di macigni, al rilascio il proiettile compiva una traiettoria ad arco idonea a distruggere le cime delle torri, gli schieramenti ed orde. Spesso il materiale era incendiato con oli, oppure trabuccavano le teste degli avversari per far scoppiare epidemie all’interno delle mura. b) mangano: agiva grazie a corde attorcigliate su una ruota dentata che accumulava tensione. Una volta rilasciata le corde ruotavano, andando a colpire un braccio che cozzava a sua volta contro una sbarra frenante. I proiettili così venivano catapultati in avanti compiendo una traiettoria piatta, idonea a distruggere mura. c) Pluteo o topolino: carro con tetto spiovente dotato di ruote che poteva portare una decina di minatori nei pressi delle mura per scalzarle o creare una galleria con una sorta di ariete a punta azionato dall’interno del topolino. Il carro era protetto da frecce nemiche e olio bollente mediante l’utilizzo di pelli d’animali o panni che lo ricoprivano. d) Ariete da sfondamento: grosso palo con estremità di ferro che veniva fatto sbattere contro la porta o muro creando una breccia. e) Torri da assedio e scale per superare le mura.

Articolo di Barbieri Giovanna del sito http://ilmondodigiovanna.wordpress.com. Tutti i diritti riservati

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