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lunedì 10 giugno 2013

I TITOLI DI UN SOVRANO IN ESILIO

I titoli concessi da un Sovrano in esilio non riguardano la sua qualità di capo di Stato effettivo, organo di un soggetto di Diritto interno e internazionale ma il suo status di Capo di una Dinastia che nella sua persona mantiene alcuni diritti che competono solo alla famiglia e non strettamente all’entità statuale.  Per fare un esempio molto estensivo, un vescovo potrebbe lasciare la Chiesa cattolica, sposarsi, essere scomunicato (come monsignor Milingo) ma questi atti riguarderebbero sempre e solo i suoi poteri giurisdizionali ed amministrativi. Neppure il Papa, infatti, potrebbe revocargli la consacrazione episcopale che rimane impressa nel suo “carattere” umano, e quindi i sacerdoti o i vescovi da lui ordinati rimarrebbero sempre tali anche se illegittimi e senza poter governare una diocesi. Nel caso in cui egli entrasse nella Comunione cattolica, non ci sarebbe bisogno di una nuova consacrazione ma solo di una adesione pubblica alla Chiesa. Il sovrano che viene spodestato cessa di essere capo di uno Stato ma mantiene i suoi diritti dinastici. Quindi può ancora concedere gli ordini della sua famiglia (tanto che in Italia e in altre Nazioni gli Ordini dinastici veri sono riconosciuti dallo Stato anche se concessi da una famiglia ex-regnante) e i titoli nobiliari, pur se non riconosciuti dallo Stato. Per quanto riguarda i titoli concessi dai Re delle Due Sicilie e di Italia in esilio, possiamo dunque considerarli perfettamente validi e non di cortesia, dal momento che questi ultimi riguardano spesso solo alcuni componenti della famiglia. Ovviamente, per la Repubblica italiana essi non esistono; e per i Savoia non esistevano Ordini e titoli concessi dai Borbone o dagli Asburgo dopo l’unità d’Italia. Eppure tutti quanti loro continuavano a concederli, senza molta pubblicità. Dunque, validissimi i titoli nobiliari concessi dal Re Umberto II durante l’esilio, o  titoli concessi dai Pretendenti di Casa Borbone-Due Sicilie ai componenti delle loro famiglie. Per quanto riguarda alcuni titoli nobiliari di diversi sovrani dopo che erano stati spodestati dovrebbero essere consultate le patenti originali, dal momento che molte favole e molte false concessioni pare siano state messe in giro senza alcuna attinenza con la realtà.  Cleopatra morsa da un serpente prima di controfirmare la nomina di un nobile; un re di Polonia fuggito senza poter redigere la concessione fatta a voce di un marchesato; Napoleone che nomina un principe mentre scende le scale per andare all’Elba; il Re di Napoli che eleva un suo fedele al ducato sotto le bombe di Gaeta, sono spesso solo notizie divertenti. Tanto più che molti fra i poveri sovrani spodestati non  morirono subito e avrebbero avuto molti anni di tempo per inviare dall’esilio i decreti ai propri sostenitori. Gli Inglesi sono sempre stati molto precisi su questo argomento. Tanto per fare un esempio, ricorderò come il fervente monarchico Edward Lake, in considerazione del suo appoggio alla causa del Re nel corso della guerra civile, fu creato Baronetto ma non si riuscì a stendere in tempo la patente di nomina. Perciò quando il suo pronipote Bibye fu nominato a sua volta Baronetto nel 1711, si provvide a redigere la patente di un titolo del tutto nuovo, non solo perché secondo le regole inglesi il titolo non passava da zio in nipote se non espressamente previsto; ma anche perché mancava la forma scritta del primo titolo. L’Inghilterra della nuova Dinastia Hannover non ha neppure mai riconosciuto i titoli nobiliari concessi dai pretendenti Stuart in esilio. Per esempio, James Drummond, Conte di Pembroke, fedele sostenitore del Re James II Stuart, fu nominato Duca di Perth dal sovrano in esilio a St.Germains nel 1695. Il titolo fu riconosciuto dallo stesso re di Francia che lo ospitava; ma non dal Governo inglese, ovviamente, tanto è vero che il secondo e terzo Duca di Perth continuarono ad essere considerati traditori e i loro eredi venivano menzionati solo come i signori John e James Drummond. Successivamente, il capo della famiglia, Charles Drummond, Duca di Melfort in Francia, presentava al Governo inglese la richiesta di riconoscimento come Conte e non come Duca di Perth, ossia domandava quel titolo che spettava alla sua famiglia prima che gli Stuart andassero in esilio. Il problema, dunque, era tutto politico, come è quello da considerarsi per i titoli concessi dai Borbone e dai Savoia spodestati, tanto è vero che un sovrano come il Re di Francia aveva considerato perfettamente validi il titolo di Duca di Perth ed altri titoli concessi dagli Stuart.

Articolo di Carmelo Currò. Tutti i diritti riservati

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