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domenica 10 agosto 2014

"IL GIUDICE ALBERTANO E IL CASO DELLA FANCIULLA CHE SEMBRAVA IN CROCE", LIBRO DI ENRICO GIUSTACCHINI

Una notte di giugno del 1238, a Gavardo, un piccolo borgo della Lombardia, tre uomini mascherati - da scimmia, da teschio e da diavolo - entrano nella camera di una giovane donna raggiungendo la finestra con una lunga scala a pioli. Il mattino dopo, la fanciulla è trovata morta, le membra distese in forma di croce, cinque ferite in cinque diverse parti del corpo, alcuni capilettera allineati su un tavolino a comporre un messaggio misterioso. È la scena del delitto che ci descrive Albertano, giudice, filosofo e letterato del XIII secolo, in una delle sue opere, il Liber consolationis: opera che sarebbe stata ripresa, in seguito, da Chaucer e trasformata in uno dei celeberrimi Racconti di Canterbury. Enrico Giustacchini ne ha tratto un giallo straordinario, ricco di rimandi alla storia e alla cultura del tempo. Il giudice Albertano e il caso della fanciulla che sembrava in croce, questo il titolo del volume appena arrivato in libreria, si fa specchio fedele e documentatissimo di un’epoca oscura e luminosa insieme, dove si intrecciano eresie, esperimenti alchemici, vicende d’amore e di guerra mentre, sullo sfondo, si profilano figure di protagonisti quali Federico II o il controverso frate francescano Elia da Cortona. In tale contesto, il giudice Albertano si comporta come un perfetto Sherlock Holmes ante litteram, mettendo tutta l’intelligenza, l’acume, la logica rigorosa di cui è capace al servizio di un’indagine che condurrà infine alla sorprendente soluzione di quello che appariva, a ogni effetto, un delitto “impossibile”. Ha scritto Nino Dolfo sul Corriere della Sera: “Giustacchini rosola il suo lettore sulla brace, distillando il percorso indiziario dei falsi sospetti, ricorrendo alle simbologie zoomorfiche (balene, gatti, scorpioni, serpenti...), senza mai dimenticare la geometria dei fatti, che sono concatenati secondo sintassi e architettura. C’è una storia frutto dell’invenzione letteraria, che ci parla di fedi parossistiche e malamori familiari, del diavolo e della carne. E c’è un’altra storia, magari con la maiuscola, irrobustita dalla documentazione filologica e attenta a mettere a fuoco l’affresco epocale: alchimie ed eresie, luoghi del passato, personaggi in transito, guelfi e ghibellini. Alla fine il delitto è servito per un piacevole gioco d’intelligenza. Albertano, promosso sul campo, è arruolabile per un nuovo caso”.

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