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venerdì 18 maggio 2012

LA FESTA DELLE MILIZIE DEL 26 MAGGIO 2012

Scicli, comunità religiosa e civile, non dimentica la “sua” Madonna a Cavallo. Con  immutato impegno, passione, intensità, rinnova l’appuntamento con la tradizione: intreccio articolato d’arte, di storia  e di cultura.  In una città, “baciata” dall’Unesco, la ritualità della Madonna delle Milizie, annoverata anch’essa tra i beni immateriali, patrimonio dell’umanità, ed inserita  nel calendario regionale dei “Grandi Eventi”, ha un suo valore aggiunto nella rievocazione storica di Maria Mulici, ispirata al fatto d’armi del 1091 tra i normanni del Gran Conte Ruggero d’Altavilla e i saraceni dell’Emiro Belcane. Un prezioso cammeo teatrale in cui la “storia” del Medioevo siciliano viene rivisitata alla luce di un suo fatale episodio: la cacciata dei saraceni dall’isola e il definitivo affermarsi del dominio di nuovi conquistatori che avrebbero governato per oltre un secolo.
La Sicilia sarebbe stata normanna e lo sarebbe stata anche la città di Scicli, conoscendo uno dei periodi più fulgidi della sua esistenza civica. Storia diventata “rito”, che si riveste di ulteriori suggestioni e di altre simbologie. Religiose e laiche. Rivissuto il fatto d’armi come sacra rappresentazione, acquisisce, come sottolinea Padre Ignazio La China, “la dimensione propria del dramma, l’eterna lotta tra bene e male, in duello, assumendo una funzione liberatoria e catartica”. Un afflato religioso che non toglie nulla a quello laico, della civitas. In Maria Mulici c’è il respiro degli sciclitani. Un respiro “unico” entrato nel Dna della città, costituendone  il corpo di un solido patrimonio culturale ed artistico. Scicli, in cammino nel mondo “global”, fiera della sua identità che la sacra rappresentazione di Maria Mulici,  insieme al dorato barocco,  riesce a mantenere. Custodire, proteggere, amare, “venerare”. Maria Mulici, rinnovandone l’idea di regia, con volti della contemporaneità,  è il segreto del suo successo. È affidata, quest’anno, a Massimo Leggio la direzione artistica della messa in scena della rievocazione dell’intervento divino della Madonna delle Milizie. L’attore e regista ibleo ha accolto la sfida artistica ben consapevole di “maneggiare” un’appassionante e appassionata tradizione. Con questo “eterno” ritorno Leggio si è confrontato leggendovi “la storia della dignità e della forza del popolo sciclitano”.  Ma qual è il percorso artistico e professionale del neo direttore artistico? Leggio si definisce, con malcelata autoironia, “attore, regista, artigiano”. Nel 1990 studia al Centro Teatro Studi di Ragusa e al Piccolo Teatro di Catania con Gianni Salvo e, al Teatro del Vicolo di Reggio Emilia, con Antonio Fava, approfondendo lo studio della maschera e della commedia dell’arte. Nel 1993 frequenta seminari e stages sull’uso della voce e del corpo e sul lavoro di improvvisazione, sia in Italia sia all’estero: Francia, Svizzera, Belgio, Brasile, Venezuela, Argentina. Lavora a numerose produzioni teatrali con registi come Gianni Salvo, Walter Manfrè, Roberto Guicciardini, Marco Sciaccaluga, Romano Bernardi, Roberto Laganà Manoli, Sebastiano Tringali, Angelo Tosto, Italo Dall’Orto, Giuseppe Dipasquale. Per il cinema e la televisione  recita in fiction, film e serie tv, per registi come Ettore Scola, Graziano Diana, Pasquale Scimeca, Alberto Sironi, Alberto Manni, Franco Angeli, Citto Maselli. Attualmente collabora con il Teatro Stabile di Catania e, sempre nella città etnea, con il Teatro Brancati. Cura i numerosi progetti culturali.

Fonte: ragusanews.it

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