La
conversione per Bernardo era strettamente legata al viaggio verso Gerusalemme,
viaggio che era considerato anche una peregrinatio
verso la conquista della grazia di Dio. Proprio in questa ottica, Bernardo
fornisce ai Templari una serie di Luoghi Santi che miravano ad inculcare nel
cavaliere la voglia di una continua ricerca di Dio attraverso i luoghi cardine
della storia di Cristo Betlemme offre suggestive riflessioni sul mistero
dell’Incarnazione traformando il viaggio in un «Itinerarium mentis et cordis in Deo» verso una continua ricerca di
una Gerusalemme interiore, dove una volta “ucciso” il male, la morte e il peccato il
monaco-cavaliere avrebbe incontrato
Cristo. Bernardo non vide mai Gerusalemme tanto meno gli altri luoghi sacri in
quanto l’idea del pellegrinaggio era ben lontana dall’idea di ascesi e di
studio delle scritture che professava l’abate di Chiaravalle. Se non si
intendeva il pellegrinaggio come un modo per espiare i propri peccati esso
poteva divenire un pericoloso viaggio verso le tentazioni e proprio per questo
Bernardo preferiva pensare a questi luoghi da un punto di vista spirituale più
che materiale. I capitoli del De Laudae Novae Militiate che vanno dal cinque
all’otto, sono intereamente dedicati alla topografia della Terra santa quasi a
trasformarsi non tanto in una guida turistica quanto in una guida spirituale atta
a spiegare il significato religioso di quei luoghi. I luoghi passati in
rassegna sono Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, Bethfage, la valle di Josafat e
il Tempio. Il primo luogo esaminato da Bernardo è proprio il Tempio luogo che
dà il nome all’Ordine stesso mettendo in evidenza le differenze tra l’attuale
Tempio, sobrio e povero, con quello originale, maestoso. Gli ornamenti ricchi
del Tempio vecchio, vennero sostituiti da armi e scudi e da qui i militari di
Cristo partivano per liberare le terre di Cristo dagli infedeli. Bernardo è la
seconda tappa della peregrinatio che
permette allo stesso di spiegare il mistero dell’Incarnazione spiegano il
significato di “casa del pane” punto di partenza della spiegazione
dell’offrirsi del Verbo agli uomini come pane spirituale, per dirla con parole
più semplice, il luogo dove nacque il figlio divino. Nazareth è il luogo
dell’infanzia di Cristo e il significato “fiore” rimanda alla crescita del
figlio di Dio il cui “profumo” era stato avvertito dai profeti ma non dal
popolo ebraico, il suo popolo. Mentre gli ebrei lo hanno “assaporato” e
“odorato” per poi lasciarlo morire, i cristiani lo hanno odorato ed assaporato
fino a nutrirsi del pane spirituale che in lui prendeva forma. Bernardo arriva
al Monte degli Ulivi e alla Valle di Josafat due luoghi che hanno un forte
valore simbolico: il monte simboleggia la misericordia, la valle indica il
luogo dove si manifesterà la giustizia divina. Bernardo ritorna su un punto
fondamentale: la contrapposizione tra l’umiltà (dei Templari) e la superbia (la
cavalleria laica) cogliendo l’occasione per parlare della confessione. La tappa
successiva, il fiume Giordano, permette a Bernardo di parlare del battesimo. Ma
è solo con il Calvario e il Sepolcro che il viaggio mistico entra nel vivo: il
Calvario è il luogo della morte di Cristo attraverso la quale ha liberato l’umanità
da ogni male, il Sepolcro è dove Cristo ha riposato dopo la deposizione.
Parlando del Sepolcro Bernardo afferma che non Cristo ha liberato l’umanità con
il perdono dei peccati ma ha dato a tutti gli uomini la speranza della
resurrezione mettendo in stretta correlazione i termini di morte e peccato
affermando che con il peccato l’uomo perde la vita andando incontro ad una
duplice morta, sia spirituale che corporale ma quando il Cristo ha scelto di
morire per gli uomini ha cancellato questa situazione. Ma quando il Cristo ha
scelto di morire per gli uomini, ha cancellato questa situazione. In un secondo
momento Bernardo si interroga sulla volontà soteriologica, giustizia e natura
del Cristo. Secondo Bernardo l’uomo raggiunge la salvezza completa proprio
nella figura del Cristo animata da giustizia, pietà, modestia e che rendendosi
simile ad un uomo ha scelto di morire rimettendo i peccati. L’abate poi
definisce “follia” le scelte fatte dal Cristo, inconcepibili per qualsiasi
altro uomo, ma giuste per lui e spiega anche che affinché si compia la
giustizia divina, l’uomo dovrà morire, ma risorgerà nell’amore divino quando
sarà il momento.
Le
ultime due tappe dell’itinerario sono i villaggi di Bethfage (la casa della
bocca) e di Betania (casa dell’obbedienza), dove vissero Maria e Marta. A
proposito di Bethfage l’abate parla
della confessione e a proposito di Betania, del conflitto tra la contemplazione
e l’azione, che caratterizzava la vita monastica del tempo. Ne viene fuori un
vero e proprio elogio dell’obbedienza, virtù che ogni buon cristiano deve
avere. Attraverso l’immagine del villaggio di Bethfage, che è anche il
villaggio dei sacerdoti, Bernardo invita gli uomini ad aprire non solo le loro
labbra ma anche il cuore sigillato dal peccato, nel sacramento della
confessione. Col villaggio di Betania si tratta della contemplazione, che è
rappresentata da Maria, mentre Marta simboleggia l’azione. Alcuni monasteri
sceglievano di praticare un modello di vita contemplativa, altri, come il
monastero cistercense di Bernardo, un modello di vita attiva, fondato sul lavoro fisico, al quale viene attribuita
quella stessa grande importanza che gli riconoscevano anche i Templari. Su entrambe però prevale quella obbedienza,
per la quale il Cristo si è privato
della vita per salvare l’umanità: «Questa scelta non è priva di significato: il
conflitto tra “Maria” (la contemplazione) e “Marta” (l’azione) era uno dei più
sentiti negli Ordini monastici – soprattutto nel cistercense, dove il lavoro
fisico (Marta, appunto) era nel massimo onore – non meno che in quello
templare; Bernardo vuol ricordare che né l’una né l’altra, e neppure la
penitenza stessa, hanno valore se fuori dall’obbedienza». I Templari avevano
assunto le funzioni di difensori delle reliquie e dei luoghi di Cristo in
Oriente, diventando custodi di questi tesori interiori attraverso le armi
perché questo è l’imperativo imposto dall’anima di ciascuno. Secondo il
Cardini, una grande differenza divideva il crociato e il Templare, perché nella
realtà il Templare non era quella figura senza macchia e senza paura
idealizzata da Bernardo, né poteva esserlo. Dalla purezza di sentimenti e di
intenti delle origini, l’ordine si lascia invischiare nelle comuni bassezze
della guerra e nelle peggiori tentazioni, perdendo questa limpidezza primigenia
ed avviandosi inesorabilmente verso la sua fine: «C’è pertanto una differenza
profonda, istituzionale e spirituale, tra il templare e il crociato […] I
templari, nella realtà vissuta, non erano quelli che Bernardo auspicava divenissero:
né lo sarebbero mai divenuti»
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