Pagine

martedì 31 gennaio 2012

LA BATTAGLIA DI HATTIN: UN NUOVO PUNTO DI VISTA

HATTIN

Israele oggi

I corni di Hattin si vedono appena. Sono due protuberanze del terreno in mezzo ad una piana desolata, in Giudea. Si tratta dei mozziconi delle pareti di un antichissimo vulcano e non avrebbero nessuna importanza se non per un bene prezioso ancora rintracciabile tra i sassi e la polvere: l’acqua, l’ultima acqua prima di arrivare sulle sponde del lago Tiberiade, alle spalle dei corni, verso Nord-Est a 4 ore di marcia a piedi.
In questo desolato sito, in vista dei corni di Hattin, tra le nove del mattino e le tre del pomeriggio del 4 luglio 1187, una battaglia distrusse l’idea delle Crociate in Terra Santa, cancello le Contee d’autremer, consegnò Gerusalemme ai nemici di sempre, spense la vita di sedicimila giovani e strappò l’onore ad un ordine cavalleresco, i Templari, che lì, in quelle poche ore, smarrirono la loro anima e il loro senso d’essere.

Le conseguenze della battaglia di Hattin

Come un sasso gettato in uno stagno, i cerchi della notizia di una disfatta si allargarono verso nord, in Francia, Inghilterra, Germania, Spagna e Italia dove un povero Papa morì per il dolore, dove un Imperatore mise insieme in fretta il suo esercito per tornare a portare la croce sul Santo Sepolcro e morì strada facendo, dove i Re di Francia e Inghilterra vuotarono le loro casse per lo stesso motivo e ci mancò poco che ci lasciassero la pelle nella nuova Crociata, comunque senza riuscire a sanare la ferita. La notizia a sud, nel mese di ottobre, portò di nuovo la mezza luna sulla cupola d’oro della moschea della roccia e elevò un buon Generale ai massimi livelli della dignità del suo popolo, fondando una dinastia che avrebbe regnato per gli anni a venire su Siria, Libano, Iraq, Iran, Egitto e Palestina. In battaglia si fronteggiarono due Re, Guido di Lusignano e Salà-àd-Din, il feroce Saladino. L’esercito cristiano schierava 24 mila guerrieri tra fanti e cavalieri con alla loro testa la Vera Croce, la mistica reliquia della passione di Cristo. L’Islam, a cui la leggenda assegna 200.000 soldati, in effetti, aveva solo 35 mila effettivi armati di frecce, lance, bandiere e scimitarre. Dal punto di vista della forza di impatto l’esercito di Guido era imbattibile per armi, addestramento, coraggio e fede. I cavalieri cristiani, avvolti nelle loro corazze di ferro e armati fino ai denti, lanciati al galoppo erano inarrestabili e seminavano terrore solo a guardarli caricare. Gli ordini dei monaci guerrieri, i Templari e gli Ospitalieri avevano una regola che li destinava alla vittoria oppure alla morte, senza tregua, senza tentennamenti, senza alternative: era la loro missione ad imitatio Cristi, passione pura, coraggio incredibile, determinazione.

Perché persero?

Per comprendere cosa accadde avremmo bisogno di relazioni, di cronache da parte di chi vi prese parte, di mappe e studi strategici, insomma tutto quello che normalmente la storia richiede per descrivere una battaglia, come accade da Alessandro il Macedone ad oggi. In effetti sul fronte Musulmano troviamo tutto questo e anche molto di più: l’esegesi del gesto eroico, l’esaltazione di Allah e del suo profeta, il carisma, la sagacia, la furbizia di un condottiero: Salah-ad-Din, che dispose vari segretari (come Imad-ad-Din e Ibn-al-Athir) per registrare tutto, perfino i suoi gesti e ogni sua parola. E’ molto appagante studiare sui testi musulmani come fanno i nostri storici, Francesco Gabrieli dell’accademia dei Lincei su tutti, poi Bernard Hamilton o l’elegante Giuseppe Ligato. Ma quello che studiano è ovviamente di parte, esaltato da una apologia e da una retorica esagerate e che, in definitiva non solo suonano falso, ma sono inutili per una STORIA completa, per una storia che vuole essere “scienza”, una letteratura basata su fatti certi, priva di contraddizioni e costellata da prove incrociate, nel rispetto e nel segno della verità! Sulla sponda Occidentale e cristiana le fonti, le uniche fonti sulle quali poggia una babele di libri arrampicati solo su supposizioni, sono alcuni manoscritti in francese antico e le dichiarazioni di un personaggio paradossale, che viene accreditato essere stato un testimone oculare dei fatti, il suo nome è Ernoul! Ernoul, non un nome e nemmeno un cognome, solamente Ernoul. Ernoul, e basta. Attenzione: fino al 1184 il cronista principe delle vicende riguardanti la cristianità oltremare è Guglielmo di Tiro, un vescovo, un uomo di somma cultura che scrive da osservatore terzo, uno storico attendibile. Dal 1190 il posto di Guglielmo di Tiro, come relatore, viene preso dal suo successore, Giacomo di Vitry, un altro vescovo, un uomo colto e di rara sensibilità, certamente attendibile. Nel mezzo c’è solo lui: Ernoul. Da notare che rispetto alla storie dell’ordine del Tempio, Guglielmo e Giacomo non sono particolarmente devoti ai frati guerrieri e, a maggior ragione, le loro relazioni vengono prese per vere anche da chi vuole scrivere la storia degli ordini. Ma Ernoul, che scrive dell’evento negativo più importante della storia delle crociate, viene accettato per veritiero solo perché è l’unica fonte! Sembra impossibile eppure non esistono altre fonti e chi ha scritto è accettato, senza studiare le sue contraddizioni, senza contestare le evidenti falsità. Tutto ciò è evidentemente uno scandalo. Certo non ci troviamo di fronte alla Storia, non siamo “nella” scienza, siamo nella parodia, nel surreale, eppure… eppure i libri riportano sempre la stessa monotona versione. Alcuni professori universitari si sono ribellati, uno su tutti, Malcom Barber dell’Università di Reading, ma i dubbi della ragione si sono trasformati nella storia dei dubbi, come un contraltare, un contrappeso, l’esaltazione di un relativismo falso e bugiardo perché tutti, oggi come ieri, raccontano la battaglia di Hattin come l’ha raccontata Ernoul. Una versione così assoluta o è di fonte divina o è di fonte diabolica, non c’è ombra di dubbio in questo e allora l’Ordine del Tempio, non tanto per il proprio onore, quanto per onore del Cristo che si è fatto verità nella carne, deve aver sicuramente ricostruito l’unica verità, quella che ogni storico potrebbe riconoscere perche senza contraddizioni, limpida, logica. Questa relazione si pone pertanto in una posizione di analisi cercando di ripristinare quel rigore storico che i Templari e il moderno Occidente assumono quando guardano al loro passato. I Templari devono aver prima valutato le azioni del loro Gran Maestro: Gerard de Ridfort, è lui il colpevole unico? Colui che ha fatto distruggere la Vera Croce e cancellare la vita e la dignità dell’ordine in Terra Santa? Poi, certamente hanno ricostruito i fatti e dimostrato “perché” una battaglia fu persa, “perché” Gerusalemme fu persa, “perché” la Palestina divenne meno importante della crociata alle eresie, in Europa. E par fare questo hanno usato testimonianze, ovvero la parola di uomini, provenienti da Occidente e da Oriente, con un nome certo ed un volto. Ciò significa che, come faremo noi adesso, anche nel XIII° secolo furono redatti documenti degni della Storia che non negano una sconfitta ma ne determinano con certezza antefatto, corso ed epilogo. Quindi ecco i risultati che potrebbero risultare dai documenti dell’Ordine. Quella che segue è la cronologia dei fatti così come potrebbero essere stati registrati dal capitolo generale dell’Ordine:

1. sul fronte nemico

* Saladino ha deposto il califfo fatimide d’Egitto, ponendo fine alla dinastia sciita che aveva regnato dal X secolo. L'Egitto è divenuto uno Stato sunnita con Saladino capostipite di una dinastia che, dal nome di suo padre, prende il nome di ayyubide. E’ l’anno 1171.
* Nel 1174 muore lo sceicco di Damasco, Nur-ad-Din e il Saladino prende il controllo del califfato di Damasco. La sua forza è ormai soverchiante e circonda il Regno di Gerusalemme a Nord, ad Est e a Sud. Il rischio per la cristianità di essere ributtata a mare e perdere il santo Sepolcro è minacciosamente reale.

2. nel campo cristiano:

* Raimondo III di Tripoli, signore di Tiberiade, è il barone che mira al trono di Gerusalemme.
* Lui è’ il cugino di Amalrico I, il Re di Gerusalemme, anche lui morto nel 1174, quasi contemporaneamente a Nur-ad-Din.
* Raimondo ha accompagnato il giovanissimo figlio di Amalrico, Baldovino IV, nelle sue battaglie vittoriose contro il Saladino, in Libano e ad Ascalona e lo sostiene fintanto che si scopre che il giovane Re è lebbroso. E’ un trauma spaventoso che trasforma il futuro del Regno. Non ci sono più certezza perché il Re ha gli anni contati.
* Baldovino il lebbroso muore molto giovane a 24 anni dopo aver governato per 11 anni e dopo aver stipulato una pace molto utile tra il Regno di Gerusalemme e il Saladino. L’anno è il 1185. Sul trono siede un altro Re bambino e Raimondo vuole mantenere a tutti i costi la pace perché significa, quantomeno, mantenere il controllo delle sue contee e far crescere una nuova generazione di coloni, i così detti poulain, dai modi pragmatici e cultura orientale, molto integrati nel territorio arabo e con un orizzonte futuro sempre più svincolato dal braccio di ferro tra cristianità ed Islam. Al partito di Raimondo III l’Ordine dei Templari associa i baroni della famiglia degli Ibelin, Baldovino di Ibelin e i fratelli Ugo e Baliano ai quali si aggiunge Agnese de Courtnay, madre di Sibilla e di Baldovino IV, ex moglie ripudiata di Amalrico I andata in sposa a 27 anni a Ugo di Ibelin. Gli Ibelin sono di origine Italica come l’ordine degli Ospitalieri nato in seno alla Repubblica di Amalfi pur tuttavia non riescono a trascinare gli Ospitalieri nei loro disegni. Loro sono fedeli alla corona ed il loro ordine segue una politica parallela a quella dei Templari.
* Baldovino, il Re lebbroso, aveva intuito la pericolosa inclinazione di Raimondo e paventato un regno pronto a mantenere la pace ad ogni costo, laddove i margini per i compromessi devono essere invece ben studiati come avevano fatto sino ad allora i Templari e la loro politica diplomatica: sì agli interessi delle colonie ma difesa ad ogni costo del Santo Sepolcro e dei luoghi santi alla cristianità.
* Baldovino V, un bambino gracile di otto anni, è il figlio della sorella maggiore del Re lebbroso, Sibilla e di Guglielmo Lungaspada, morto in battaglia. Il Re bambino è stato incoronato nel 1184 mentre il lebbroso è ancora vivo ma troppo malato per continuare a fare il Re. Balivo del Regno era stato nominato, saggiamente, proprio Raimondo III così non ci sarebbero state spaccature profonde tra i due partiti.
Fin qui il Capitolo rileva gli stessi avvenimenti che la cronaca di Guglielmo di Tiro ha registrato. Da questo momento in poi la storia ufficiale, quella fondata sulle parole di Ernoul, si discosta totalmente da quella dei Templari. La domanda è: cosa è stato registrato nella documentazione Templare? Quali sono gli elementi reali che il Capitolo dell’Ordine si trova ad analizzare? E quali sono le scelte conseguenti?
La strategia politica di Raimondo III non cambia ed è un macroscopico errore perché il Saladino ha ormai un unico obiettivo di prestigio da perseguire: cancellare dalle carte gli stati latini d’Oriente e riportare la fede di Maometto nella città santa di Gerusalemme. Di questo errore sono ben consci Sibilla, il suo nuovo marito, Guido di Lusignano, il Patriarca di Gerusalemme, Eraclio, Reginaldo di Chatillon, Maestri dei due ordini cavallereschi che difendono il Santo Sepolcro. Il pericolo è avvertito dai monaci guerrieri in maniera molto forte e perciò si stringono intorno alla corona in piena sintonia con il santo Padre e i regnanti europei che sostengono lo sforzo economico del mantenimento di un forte esercito. Per loro lo scontro è inevitabile e nella battaglia contro il Saladino la cristianità si deve giocare il tutto per tutto. Ma chi è Reginaldo di Châtillon? Figlio del signore di Châtillon-sur-Loing, arrivò in Terrasanta al seguito di Luigi VII nella crociata del 1147 ed entrò in possesso di due fortezze chiave: Kerak e Montreal, entrambe difese dai Templari. Dai due castelli era possibile controllare il traffico carovaniero tra Siria ed Egitto, i due territori governati da Saladino. Dal 1160 al 1175 è stato prigioniero del governatore di Aleppo. Tornato libero è l’unico a tentare l’invasione del cuore dell’Islam. Con le sue truppe si ferma a soli 100 chilometri da Medina. E’ l’unico che ha fatto tremare di terrore i suoi nemici. La sua lotta è senza quartiere, non fa politica, lui fa la guerra e non ha nessuna pietà per i suoi avversari. Guido di Lusignano, è invece il membro cadetto di una illustre casata del Poitou, che la storia ufficiale racconta essere giunto in Palestina su invito del fratello maggiore, Amalrico di Lusignano che aveva sposato Eschivà, la figlia di Baldovino di Iblin, ed era l'amante segreto di Agnese di Courtenay, la madre di Sibilla e la nonna del giovane Baldovino V. Sembra o almeno così viene raccontato, che Sibilla, rimasta vedova nel 1177 di Guglielmo "dalla lunga spada", fu convinta dalla madre a sposare Guido. I Templari sanno che le cose sono invece andate in modo diverso: Guido è arrivato in Terra Santa per espiare il peccato di aver assassinato un nobile di Salisburgo. Introdotto a corte si innamora di Sibilla che ricambia con slancio la corte di un giovanotto molto gradevole ma di scarse attitudini politiche e belliche. Raimondo III avrebbe voluto un matrimonio tra Baldovino di Iblin e Sibilla ma il più anziano degli Iblin è prigioniero dei saraceni e allora il grande Maestro dei Templari convince il Re lebbroso a favorire le nozze di Sibilla con Guido. Mai Agnese di Courtnay, dopo esser stata ripudiata da Re Amalrico I, avrebbe proposto un matrimonio avverso alla mire degli Ibelin e mai si sarebbe discostata dalla politica di Raimondo III. La storia ufficiale dice che nel 1183 Guido era stato nominato reggente da Baldovino IV, ma ben presto il Re si accorse della incapacità del cognato e gli tolse la carica dandola a Raimondo III. Questo racconta la “storia” ufficiale. I Templari sanno che la verità è un’altra: Raimondo ha deciso di far assassinare Guido e, per salvarlo, il Re e i Templari giungono ad un compromesso con i Baroni di Tripoli e di Iblin. Intanto Saladino conquista Aleppo, importante roccaforte nella Contea di Edessa: gli stati latini cominciano a disgregarsi e lo iato tra i due partiti si dilata a dismisura: Raimondo vuole una pace immediata e duratura, costi quel che costi, Guido, Reginaldo, i Templari e gli Ospitalieri sanno che nulla potrà evitare lo scontro e quindi si preparano e, in alcuni comportamenti, tendono a provocarlo. In caso di morte del piccolo Baldovino V, il lebbroso aveva stabilito che Raimondo III sarebbe stato reggente del Regno fintantoché una commissione di cui dovevano far parte i regnanti di Francia e Inghilterra, l’Imperatore e il Papa non possa scegliere un nuovo regnante. Il lebbroso non si fidava di Raimondo III e non voleva mettere nei guai la sorella e suo marito. In pochissimo tempo i fatti precipitano.
Nel 1186, alla prevedibile morte di suo figlio Baldovino V, Sibilla, con l'appoggio di Eraclio, patriarca di Gerusalemme dal 1180, di Gerardo di Ridfort, Gran Maestro dell'ordine dei Templari, di Roger de Moulins, Gran Maestro degli Ospitalieri e di Reginaldo di Châtillon ordisce un colpo di stato e, contro il parere dei baroni e contro la volontà del defunto re, impone Guido come re di Gerusalemme. Cosa è accaduto? La storia ufficiale incolpa Gerard de Ridfort di aver costretto Roger de Moulins a consegnargli le chiavi del tesoro per prelevare la corona del Regno e, approfittando del fatto che Raimondo e i baroni sono a Tiberiade, spinge Sibilla a farsi incoronare Regina dal Patriarca Eraclio, automaticamente l’incapace Guido di Lusignano diviene Re di Gerusalemme. I Templari disegnano uno scenario diverso. La loro versione racconta che Reginaldo di Chatillon ha attaccato una carovana saracena armata che stava traversando i suoi possedimenti. La carovana aveva un viaggiatore di rango: la sorella di Salah-ad-Din che muore nello scontro. Il Saladino chiede la testa di Reginaldo di Chatillon e intanto ammassa un esercito aldilà del Giordano. Non c’è tempo da perdere e il trono non può rimanere vagante, quindi, alla morte del Re bambino. si sceglie di incoronare Sibilla con la quale Gerad di Ridfort ha fatto un patto: appena eletta regina deve divorziare da Guido e governare con una reggenza militare di sicuro affidamento visto l’imminenza di uno scontro frontale con i musulmani. Sibilla finge di accettare la condizione ma poi, una volta incoronata sceglie come suo Re il suo legittimo marito, l’uomo che ama profondamente. Raimondo III schiuma rabbia, comprende di essere stato beffato e non accetta lo status quo; si trincera quindi a Tiberiade stipulando una pace separata con Saladino. Una pace che consente ai Musulmani di traversare i territori difesi da Raimondo. Questa è la versione ufficiale, condivisa dai Templari e riscontrabile anche nei testi islamici. Gerard de Ridfort, Baliano di Iblin e Roger des Moulin, preoccupati di reazioni scomposte di Raimondo partono alla volta di Tiberiade. Vogliono trattare e sanno che devono evitare che tradisca. Contemporaneamente Saladino, con l’accordo di Raimondo III, manda un contingente di 7000 cavalieri ad attraversare il suo territorio per saggiare le difese cristiane. L’accordo è che il contingente saraceno deve rientrare oltre il Giordano entro la sera dello stesso giorno. Baliano di Iblin, stranamente, decide di fermarsi a Nablus e invita gli altri tre dignitari a proseguire verso Tiberiade. Il gruppetto dei cristiani, scortato da un centinaio di cavalieri si scontra con i musulmani presso Cresson e vengono massacrati. Muore il Gran Maestro degli Ospitalieri, il patriarca Eraclio viene risparmiato e si salva per miracolo e grande coraggio Gerard de Ridfort che rientra a Gerusalemme con la notizia che Raimondo III ha tradito. 

Guido di Lusignano ordina la mobilitazione dell’esercito ma, con sorpresa di tutti, compare di nuovo a Gerusalemme Raimondo III, pentito e pronto a chiedere il perdono del Re. Mentre questo sta avvenendo, Saladino passa il Giordano con il suo esercito e pone l’assedio alla quasi indifesa Tiberiade nella quale è asserragliata la moglie di Raimondo III. Da questo momento in poi la storia di Ernoul non fa altro che gettare fango su Gerard di Ridfort. L’Ordine aveva come regola principale quella di proteggere il Santo Sepolcro e quindi mettere al sicuro Gerusalemme prima di ogni campagna militare. Come è possibile che sia il Gran Maestro a suggerire di marciare in forze su Tiberiade, lasciando sguarnita Gerusalemme e tutte le fortezze limitrofe? Ma questo è ciò che viene ancora oggi raccontato: dopo il primo giorno di marcia l’esercito si accampa a Sephora (Saffuriya) presso una fortificazione Templare e presso le fonti di acqua. Qui si attendono i rinforzi provenienti da tutte le postazioni fortificate del regno. L’esercito al completo celebra un consiglio di guerra e in questo Consiglio Raimondo III fa un discorso nobile: malgrado lui sia in ansia per le sorti della moglie, consiglia al Re di attendere Saladino a Sephora garantendo all’esercito l’acqua e una via di fuga verso Gerusalemme. Guido accetta di buon grado il consiglio e dispone per la permanenza dell’accampamento. Ma durante la notte il perfido Gerard de Ridfort convince Guido a cambiare idea: meglio partire e attaccare il Saladino mentre sta assediando Tiberiade. Il Re, incredibilmente, cambia idea e il giorno dopo da ordine all’esercito di mettersi in marcia e di non portare scorte di acqua poiché in poche ore saranno ad Hattin dove potranno mettere le tende e avere l’acqua di cui l’esercito ha un bisogno primario. La versione Templare è esattamente opposta a quella di Ernoul: è Raimondo a convincere il Re a marciare verso Tiberiade tirando in ballo l’onore della corona. I Templari non avrebbero mai fatto un errore così macroscopico. Raimondo ha la meglio e, si offre di guidare l’avanguardia dell’esercito e suggerisce a Guido di porre Templari e Ospitalieri nella retroguardia. E’l’alba del 3 luglio 1187. L’esercito muove verso Hattin con Raimondo in testa, punta di diamante, al centro Guido e il carroccio con la Vera croce e nella retroguardia Baliano di Ibelin, Gerard de Ridfort con i Templari e gli Ospitalieri. Dopo diciotto ore sotto un caldo infernale e sotto gli attacchi continui degli arcieri saraceni le truppe cristiane non ce la fanno più, i cavalli sono stremati e tutti chiedono acqua. Giunge la notizia che la retroguardia sta cedendo e allora Guido, contro il pare di Raimondo che implora di proseguire verso i corni di Hattin, ordina di porre il campo e di innalzare le tende. Sarebbero bastate poche ore di marcia per raggiungere i pozzi. Insomma I Templari hanno una nuova colpa: non riuscendo a reggere agli attacchi di Saladino obbligano Guido ad ordinare l’Alt privando tutto l’esercito di ogni speranza di raggiungere l’acqua. Questa versione è smentita dalle relazioni di Ibn-al-Athir e di Imad-ad-Din, i relatori del Saladino presenti alla battaglia. Le due ali dell’esercito musulmano hanno l’incarico di evitare che pattuglie cristiane si stacchino dal grosso dell’esercito per raggiungere pozzi d’acqua e portare sollievo al caldo e abbeverare i cavalli. Ma…. Ma i saraceni non hanno mai attaccato in forze la retroguardia. L’intento è far cadere l’esercito nella trappola prima che giunga ai pozzi di Hattin ed evidentemente hanno un alleato nell’alto comando dell’esercito crociato. Quindi è Raimondo che fa fermare Guido conducendolo sull’orlo del baratro. Nella notte tra il 3 e il 4 luglio Saladino fa incendiare gli sterpi intorno all’accampamento affumicando i soldati e i cavalieri e impedendo loro di dormire. All’alba i fanti abbandonano il campo e si precipitano su una altura per cercare riparo tra i ruderi di antiche fortificazioni. Raimondo III alla testa dei suoi cavalieri decide allora di caricare frontalmente il centro dello schieramento del Saladino. Invece di uno scontro frontale però, e su questo tutti i relatori compreso Ernoul, sono d’accordo. si assiste alla apertura del fronte saraceno: fanti e cavalieri si fanno da parte e il conte di Tiberiade passa al galoppo superando tutto l’esercito avversario che si richiude al suo passaggio. Stupefatto, così la raccontano, Raimondo III decide di darsela a gambe e di raggiungere Tripoli. Come interpretare questo incredibile episodio? Il Saladino per paura di uno scontro con Raimondo III lo lascia passare? E perché non fa la stessa cosa con gli altri attacchi dei Templari e degli Ospitalieri? Comunque l’esercito cristiano è disarticolato, assetato, terrorizzato e viene distrutto.
Certamente il tradimento di Raimondo è stato evidente alle truppe che devono aver perduto animo e speranze di vittoria. Così scrive lo storico islamico Abu Shama:

"Sirio gettava i suoi raggi su quegli uomini vestiti di ferro e la rabbia non abbandonava i loro cuori. Il cielo ardente accresceva la loro furia; i cavalieri caricavano, ad ondate successive nel tremolio dei miraggi, fra i tormenti della sete, in quel vento infuocato e con l'angoscia nel cuore. Quei cani gemevano sotto i colpi, con la lingua penzoloni dall'arsura. Speravano di raggiungere l'acqua, ma avevano di fronte le fiamme dell'inferno e furono sopraffatti dall'intollerabile calura".
Abu Shama, Kitab al-Raudatain, vol. 4, p. 266

Si salvano Reginaldo di Chatillon, Guido di Lusignano e Gerard de Ridfort. Nella tenda del Saladino Reginaldo viene trucidato freddamente mentre Guido e Gerard de Ridfort, messi in catene, verranno riscattati e liberati in seguito. Raimondo III muore a Tripoli alla fine dello stesso anno. Muore di pleurite, non per le ferite riportate ma solo per una banale infezione alle vie respiratorie. Questa visione dei fatti concernenti la battaglia di Hattin evidenzia un tradimento palese, quello di Rinaldo III di Tripoli, conte di Tiberiade che vende la cristianità al saraceno e si macchia del peggiore dei peccati concepibili per l’era delle crociate. Guido di Lusignano cercherà di riscattare il suo onore ponendo l’assedio alla cittadella di Acri, conquistata dai saraceni. Nell’assedio troverà la morte Sibilla e due sue figlie per l’avvelenamento dell’acqua di un pozzo operato dai saraceni. Gerard de Ridfort morirà pure lui durante l’assedio di Acri. Guido di Lusignano morirà invece a Nicosia nel regno di Cipro da lui ottenuto dopo il coraggio dimostrato nel salvare la vita a Corrado di Monferrato suo avversario nella conferma o meno a Re di Gerusalemme. L’ultima domanda: chi era Ernoul? Il nome di Ernoul compare unicamente nella cronaca a lui stesso attribuita. Forse era uno scudiero di Baliano di Ibelin, e accompagnò il suo signore a Nablus, mentre il resto della colonna fu intercettata da un'imboscata dei musulmani a Cresson. Oltre a questo breve episodio, non si hanno altre notizie su di lui. Non è nemmeno certo che egli fosse presente alla battaglia di Hattin, dal momento che la sua cronaca, pur offrendo un resoconto degli eventi visti dalla retroguardia dell'esercito cristiano guidata proprio da Baliano, è difforme in modo evidente da quelle riportate dagli storici del fronte avverso. La sua versione dei fatti è quella di un partito politico avverso al Re e agli ordini cavallereschi. Baliano, a tre mesi dalla disfatta di Hattin, comandò la difesa di Gerusalemme nella quale non ci furono morti: ogni vita all’interno delle mura fu riscattata pagando il Saladino per lasciare liberi di andarsene via tutti coloro che erano sottoposti alla sua responsabilità. Si avvera così il timore ultimo del Re lebbroso: Baldovino IV. Un compromesso vende il santo sepolcro al nemico. In cambio della vita vengono gettati alle ortiche gli ideali delle crociate e dell’ordine dei Templari. Nulla ha macchiato l’onore dell’ordine del Tempio. Nessun Gran Maestro si è mostrato indegno del prestigioso incarico men che meno Gerard de Ridfort, un prode fiammingo la cui memoria andrebbe rivisitata restituendogli ciò che per secoli gli è stato negato: giustizia e verità.

Nel 2005 esce nelle sale cinematografiche il film di Ridley Scott “Le Crociate”. La sceneggiatura è centrata sui personaggi sopra descritti e sui fatti richiamati. La pellicola esprime splendide immagini ed attori eccellenti ma sotto il profilo storico viene bollata come “Film spazzatura” dai critici storici Jonathan Riley-Smith e Jonathan Philips per le stesse motivazione apportate dalla presente relazione in difesa dell’onore dei Templari. La mia osservazione in merito esprime scetticismo su curiose storie di fantasia che non solo non fanno chiarezza ma continuano a gettare ombre solamente sull’ordine dei Templari. Dal punto di vista cinematografico credo che una sceneggiatura aderente alla realtà sarebbe molto più affascinante di storie arrampicate sul nulla. Allora perché dire il falso e insultare la memoria dei Templari?

Articolo scritto da Aldo Ciaralli. Non può essere copiato nè distribuito senza il consenso dell'autore

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti al Dott. Aldo Ciaralli! Un nuovo punto di vista sulla tragedia di Hattin, che rafforza la mia personale convinzione (tratta solo da deduzioni ed analisi dei fatti così come sono raccontati nelle fonti normalmente accessibili) e che pone una luce diversa sull’ambigua figura del Conte Raimondo III di Tripoli rivalutando Il Gran Maestro Gerard de Ridefort! Mi permetto di citare il mio articolo “Inchiesta su Gerard de Ridefort” su www.talento nella storia.com (archivio di sezione/storia medievale/inchiesta su Gerard de Ridefort) che se pur attraverso un diverso percorso giunge più o meno alle stesse conclusioni. Comunque articolo ben scritto, ben documentato ed appassionato, di nuovo complimenti! Fabio Ponti

Emiliano AMici ha detto...

Hai fatto bene a citare il tuo articolo...questo spazio è di tutti, se vuoi te lo pubblico senza problemi!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...