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lunedì 23 gennaio 2012

LA PESTE NERA


Peste nera (o Grande morte o Morte nera) è il termine con il quale ci si riferisce normalmente all'epidemia di peste che imperversò in tutta Europa tra il 1347 e il 1353 uccidendo almeno un terzo della popolazione del continente. Epidemie identiche scoppiarono contemporaneamente in Asia e in Vicino Oriente, il che fa supporre che l'epidemia europea fosse parte di una più ampia pandemia. Per peste nera si intende, in data odierna, la grande pandemia che uccise tra un terzo e un quarto della popolazione europea - di circa 100 milioni di abitanti - durante il XIV secolo. Nel Medioevo non era utilizzata questa denominazione, ma si parlava della grande moria o della grande pestilenza. Furono cronisti danesi e svedesi a impiegare per primi il termine morte nera (mors atra, che in realtà deve essere intesa come "morte atroce") riferendolo alla peste del 1347-53, per sottolineare il terrore e le devastazioni di tale epidemia. La peste nera dà diversi tipi di sintomi i quali sono il più delle volte letali. I sintomi includono barcollamento, catarro, convulsioni, diarrea emorragica, inappetenza (anoressia), muco schiumoso, occhi infiammati, paralisi, tremore, prostrazione, respirazione difficoltosa e sete intensa.
Nel mese di Ottobre del 1347 nel porto di Messina sbarcano dei carghi mercantili genovesi, provenienti dalla Crimea, ove era in corso una fitta rete di proficui scambi commerciali. A bordo numerosi morti, moribondi e feriti, vittime di una malattia che una volta propagata non potrà più essere debellata e che causerà in pochissimo tempo la morte di oltre metà della popolazione italiana dell’epoca, è la terribile morte nera, la peste. La città di Caffa, in Crimea, era sotto assedio e stava per soccombere ai ripetuti assalti dell’esercito dei Tartari, sotto il comando di Khan Djanisberg. Periodicamente alcune navi riescono a forzare il blocco e a portare viveri agli assediati, che solo grazie a questo sono in grado di resistere per ben tre anni. Improvvisamente dilaga funesto un morbo mortale, una malattia misteriosa decima in pochissimo tempo assediati e esercito nemico, su entrambi gli schieramenti i morti e i moribondi si contano a migliaia. Gli intrepidi mercanti genovesi fuggono rapidi alle prime avvisaglie dell’epidemia ma, pur non essendone consapevoli, sono già vittime del contagio, portatori temporaneamente sani di un morbo che piegherà l’Europa. All’epoca ancora non erano in vigore nemmeno le più elementari norme sanitarie, e i vascelli che avrebbero dovuto essere messi in quarantena, furono fatti approdare in porto, in mezzo alla città, quando ormai quasi tutti i marinai a bordo erano già morti o gravemente ammalati. È la morte nera, la peste bubbonica, che si manifesta con strani rigonfiamenti infetti alle pieghe dell’inguine o sotto le ascelle, presto il malato si ricopre di macchie nere, dalle ferite infettate sgorga copioso il sangue, si verificano emoraggie interne e la morte sopraggiunge entro cinque giorni tra dolori terrificanti. A volte si scatena una febbre altissima e una violenta emorragia polmonare che causa il decesso in appena ventiquattro ore dal contagio. Proveniente dall’Estremo Oriente, la Morte Nera dimezzerà intere popolazioni, e si propagherà ovunque trasmettendosi per contatto e per via respiratoria. Quando i primi, numerosi, casi di morte nella città di Messina portano gli abitanti a ricollegare il morbo con l’approdo dei mercantili genovesi è ormai troppo tardi, inutile la precipitosa manovra di abbandonare al largo i carghi con a bordo i morti e i malati, in quel momento l’epidemia si è già propagata nell’intera Sicilia. Da lì in poi, nel volgere di pochissimi mesi, il contagio mortale si diffonderà attraverso città, campagne e paesi in tutta Europa, colpendo indifferentemente e con la stessa violenza tutti gli strati della compagine sociale. La reazione è violenta, la diffidenza è tanta, la completa ignoranza delle cause scatenanti, dei veicoli di propagazione, dei metodi di cura conduce a un disfacimento totale, intere popolazioni vengono sterminate, ai malati non vengono prestati i soccorsi, le città vengono abbandonate, ai morti non viene data sepoltura, il contagio dilaga irrefrenabile. Presto si nota che il maggior numero dei morti è nelle schiere degli ordinamenti religiosi, i sacerdoti che con umana compassione nei primi tempi hanno soccorso e consolato gli ammalati, pregato con i moribondi, confessato e benedetto, pagano ora con la vita la loro dedizione. Dilaga il terrore, il panico, la paura, la gente ha timore di parlare, di respirare, di tendere la mano, di sfiorare il prossimo, vive barricata nelle case e ai primi segnali del contagio fugge a gambe levate abbandonando chiunque senza mai guardarsi indietro, era quello l’unico modo per salvarsi. L’epidemia dilagherà incontrastata per tre lunghi anni in tutta Europa, dal 1347 al 1350, seminando morte e distruzione, interi ordinamenti sociali saranno annullati, alla malattia seguirà il disordine civile, la carestia e la fame. I pochi che riuscirono a sopravvivere impiegheranno poi decenni a ricostituire un minimo di organizzazione civica e sociale, a reintegrare le coltivazioni, l’artigianato, gli scambi commerciali, a ripopolare e a ricostruire i centri abitati, a sconfiggere la paura, il degrado e l’ignoranza, quella che risorgerà dalle sue stesse ceneri sarà poi la Nuova Società Medievale del 1400, l’antesignana del glorioso Rinascimento.

Fonte: Wikipedia

Fonte: http://guide.supereva.it/giallo_e_noir/interventi/2005/08/222174.shtml

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