Pagine

martedì 29 dicembre 2015

LETTERA DI ALESSIO AL CONTE DI FIANDRA


« Questa è la copia della lettera inviata dall'Imperatore di Costantinopoli a tutte le Chiese d'Occidente, ma in particolare al Conte Roberto di Fiandra, nel quarto anno prima della gloriosa spedizione a Gerusalemme. Il detto Conte, comunque, era a quel tempo già ritornato in bisaccia e bordone dal Sepolcro del Signore, dopo aver incontrato [l'imperatore] durante il viaggio, e avendogli parlato affabilmente e amichevolmente. Il detto Imperatore, come lui stesso lamenta in questa lettera, era stato oppresso da un esecrabile popolo pagano, il cui sovrano era Solimano il vecchio, padre del giovane Solimano che i nostri uomini (come detto in quel libro) successivamente sconfissero in guerra, costringendolo a una ignominiosa fuga. Pertanto ci meravigliamo non poco del perché il sovente citato Imperatore sia sempre stato così velenoso nei nostri confronti, tanto da rendere il male per il bene ricevuto. L'argomento finisce; la lettera inizia » « A Roberto, signore e glorioso Conte dei Fiamminghi, e a tutti i principi dell'intero regno, amanti della fede Cristiana, laici e chierici, l'Imperatore di Costantinopoli dà il suo saluto e la pace nello stesso Signore Gesù Cristo e in Suo Padre e nello Spirito Santo.
O illustrissimo Conte e speciale consolatore della fede Cristiana! Voglio rendere nota alla tua prudenza come il sacro Impero dei Cristiani Greci sia penosamente angosciato dai Peceneghi e dai Turchi, che giornalmente devastano e ininterrottamente saccheggiano il suo territorio; e che vi sono massacro indiscriminato e uccisioni indescrivibili e derisione dei Cristiani. Ma siccome i mali che essi compiono sono molti e, come abbiamo detto, indescrivibili, dei molti ne diremo alcuni, che tuttavia sono orribili a udirsi, e disturbano persino l'aria stessa. Poiché essi circoncidono i ragazzi e i giovani dei Cristiani sui battisteri dei Cristiani, e in disprezzo di Cristo versano il sangue della circoncisione negli stessi battisteri, e poi li costringono a urinare negli stessi; e poi li trascinano nelle chiese e li costringono a bestemmiare il nome e la fede della santa Trinità. Coloro che si rifiutano li affliggono con innumerevoli pene e alla fine li uccidono. Nobili matrone e le loro figlie, che hanno depredato [delle loro proprietà] disonorano nell'adulterio, succedendosi uno dopo l'altro come gli animali. Altri corrompono turpemente le vergini, ponendole in faccia alle loro madri, e le costringono a cantare canzoni viziose e oscene, finché non hanno terminato i loro vizi. Così leggiamo che venne fatto al popolo di Dio nell'antichità, ai quali gli empi Babilonesi, dopo essersi fatti beffe di loro in vari modi, dissero:"Cantateci gli inni e i canti di Sion" (Sal 136,3). Allo stesso modo, dopo avere disonorato le loro figlie, le madri a loro volta sono costrette a cantare canzoni viziose, le cui voci assomigliano non a un canto, ma a un pianto, come sta scritto della morte degli Innocenti: "Una voce si ode in Rama, pianto e lamento grande, Rachele piange i suoi figli; e non sarà confortata, perché essi non sono più" (Mt 2,18). Tuttavia, anche se le madri degli Innocenti, raffigurate da Rachele, non poterono essere consolate della morte dei loro figli, tuttavia poterono ottenere conforto dalla salvezza delle loro anime; ma queste [madri], ciò che è peggio, non possono essere confortate per nulla, perché quelle [le loro figlie] periscono nell'anima e nel corpo.
Ma che di più? Veniamo a cose peggiori: uomini di ogni età e ordine, ragazzi, adolescenti, giovani, vecchi, nobili, servi, e, ciò che è peggio e più vergognoso, chierici e monaci, e -che dolore!- ciò che dall'inizio dei tempi non è stato mai detto o sentito, vescovi, sono oltraggiati con il peccato di Sodoma, e un vescovo sotto questo osceno peccato perì. Contaminano e distruggono i luoghi sacri in innumerevoli modi, e ne minacciano altri di peggiore trattamento. E chi non piange di fronte a ciò? Chi non prova compassione? Chi non ne prova orrore? Chi non prega? Perché quasi l'intera terra da Gerusalemme alla Grecia, e tutta la Grecia con le sue regioni superiori, che sono la Cappadocia Minore, la Cappadocia Maggiore, la Frigia, la Bitinia, la Frigia Minore (cioè, la Troade), il Ponto, la Galazia, la Lidia, la Panfilia, l'Isauria, la Licia, e le isole maggiori Chio e Mitilene, e molte altre regioni e isole che non possiamo nemmeno enumerare, fino alla Tracia, sono state già invase da costoro, e adesso quasi nulla rimane eccetto Costantinopoli, che minacciano di strapparci prestissimo, a meno che l'aiuto di Dio e dei fedeli Cristiani Latini ci giunga velocemente. Poiché persino la Propontide, che viene anche chiamata Abido e che scorre giù dal Ponto nel Gran Mare proprio attaccato a Costantinopoli, hanno invaso con duecento navi, costruite da Greci che essi hanno derubato e costretto volenti o nolenti a diventarne rematori, minacciando di prendere presto Costantinopoli, minacciandola per terra e per mare, nella Propontide.
Queste poche cose, degli innumerevoli mali che questa empissima gente commette, ti abbiamo menzionato per iscritto, o conte delle Fiandre! O amante della fede Cristiana! Il resto omettiamo per non dare fastidio a chi legge. Pertanto, per l'amore di Dio e per la pietà verso tutti i Cristiani Greci, ti preghiamo che tu invii qui in aiuto mio e dei Cristiani Greci qualunque combattente fedele a Cristo tu sia in grado di reclutare nelle tue terre - di condizione elevata o media o bassa; e come essi nell'anno passato liberarono la Galizia e altri regni d'Occidente dal giogo dei pagani, così lo possano ora, per la salvezza delle loro anime, liberare il regno dei Greci; poiché io, benché imperatore, non riesco a trovare alcun consiglio o rimedio, ma sono costretto sempre a fuggire dalla faccia dei Turchi e dei Peceneghi, e rimango in una città solo fino a che mi rendo conto che il loro arrivo sia imminente. E giudico sia meglio essere soggetti a voi Latini che alle abominazioni dei pagani. Pertanto, prima che Costantinopoli sia presa da loro, dovete combattere con tutta la vostra forza, in modo da ottenere in cielo un glorioso e ineffabile premio.
Poiché è meglio che voi possediate Costantinopoli piuttosto che i pagani, perché in questa [città] vi sono le più preziose reliquie del Signore, cioè: la colonna a cui fu legato; il flagello con cui fu flagellato; la corona di spine con cui fu incoronato; la canna che tenne in mano, al posto dello scettro; le vesti di cui fu spogliato davanti alla croce; la maggior parte del legno della croce sulla quale fu crocefisso; i chiodi con cui fu inchiodato [alla croce]; le bende di lino trovate nel sepolcro dopo la sua resurrezione; le dodici ceste dei resti dei cinque pani e dei due pesci; l'intera testa di San Giovanni il Battista con i capelli e la barba; le reliquie dei corpi di molti dei santi Innocenti, di alcuni profeti e apostoli, di martiri, e, soprattutto, del protomartire Santo Stefano, e di confessori e vergini, questi ultimi in così gran numero che abbiamo omesso di scrivere di ciascuno individualmente. Tuttavia, tutto ciò i Cristiani dovrebbero possedere, invece dei pagani; a sarà un grande atto per tutti i Cristiani se essi manterranno il possesso di tutte queste cose, ma sarà a loro rovina e dannazione se dovessero perderlo.
Comunque, se essi [i Cristiani] non volessero combattere per queste reliquie, e se il loro amore dell'oro dovesse essere maggiore, ne troveranno di più di quanto ne è contenuto nel resto del mondo, poiché le volte delle chiese di Costantinopoli abbondano di argento, oro, gemme e pietre preziose, e di paramenti di seta, che potrebbero essere sufficienti per tutte le chiese del mondo; ma il tesoro inestimabile della chiesa madre, cioè Santa Sofia, cioè, la Sapienza di Dio, supera i tesori di tutte le altre chiese e, senza dubbio, eguaglia i tesori del Tempio di Salomone. Ancora, cosa dovrei dire delle ricchezze infinite dei nobili, quando nessuno può stimare le ricchezze dei comuni mercanti? Posso dire con certezza che nessuna lingua lo può dire; poiché non solo i tesori degli imperatori di Costantinopoli, ma i tesori di tutti gli antichi imperatori di Roma sono stati portati colà e nascosti nei palazzi. Che dire di più? Certamente, ciò che è esposto agli occhi degli uomini è nulla paragonato con ciò che giace nascosto.
Affrettati pertanto con il tuo intero popolo e combatti con tutta la tua forza, affinché tutto questo tesoro non cada nelle mani dei Turchi e dei Peceneghi; perché, mentre essi sono infiniti (proprio oggi ne sono attesi sessantamila), temo che, in virtù di questo tesoro essi sedurranno i nostri avidi soldati, come fece un tempo Giulio Cesare che invase il regno dei Franchi grazie alla cupidigia, e come farà l'Anticristo alla fine del mondo, quando avrà conquistato l'intero mondo (Ap 13,7). Agite pertanto finché avete tempo, per non perdere il regno dei Cristiani e, ciò che è più grande, il Sepolcro del Signore, e quindi abbiate non il giudizio eterno, ma la giusta ricompensa nei cieli. Amen. la lettera finisce »

0 commenti:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...