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sabato 11 giugno 2022

Unione Bizantina in Italia fra tradizione e nuova aristocrazia


Maggio è stato un mese impegnativo con tre diversi appuntamenti cavallereschi all'insegna di una vera fratellanza cristiana ecumenica fra le comunità georgiana, rumena e italiana di tradizione bizantina. Continueremo a promuovere la nostra identità che è patrimonio storico, culturale e spirituale a disposizione di tutti: sempre più uniti e sempre più forti.” Questo il testo del comunicato congiunto firmato da Sua Altezza Imperiale il Principe Ezra Foscari Widmann Rezzonico Tomassini Paternò Leopardi (Capo di Nome e d’Armi della Casa Imperiale Giustinianea Heracliana di Costantinopoli), da Sua Eccellenza il Sevast Conte Reverendissimo Padre Claudiu Ioan Cocan (Delegato della Casa Imperiale ortodossa rumena dei Principi Cantacuzino di Morea, Bisanzio, Valacchia, Moldavia e Transilvania) e dalla Contessa ortodossa caucasica Mandilosani Lali Panchulidze Aznauri (Delegata della Real Casa Bagrationi di Georgia, ma anche patrizia bizantina, contessa russa e nobile serba). I tre firmatari sono infatti fra i più noti e attivi esponenti della Unione della Nobiltà Bizantina del Romano Impero d’Oriente, storica e seria istituzione internazionale, fondata ad Atene nel 1912, che riunisce i legittimi discendenti delle dinastie imperiali e della aristocrazia bizantina e delle famiglie che, dopo la caduta di Costantinopoli si sono trasferite, con la loro storia e tradizione, in Grecia e Albania, a Venezia e nel sud Italia, nei Carpazi e nei Balcani, sulle coste del Mar Nero, in Ucraina (Rus di Kiev) e Georgia. La Unione, ben presente anche in Italia, segue le specifiche tradizioni, regole e consuetudini del diritto nobiliare e dell’araldica orientale che, a differenza di quanto previsto dalle norme delle monarchie cattoliche, riconosce legittime l’adozione araldica e la trasmissione matrilineare dei titoli. Non solo, mentre i discendenti delle dinastie cattoliche spodestate hanno perso la fons honorum nobilitandi, ovvero la possibilità di concedere titoli nobiliari, perché la fonte del loro diritto era legata al trono quindi alla loro funzione statuale, i legittimi principi bizantini mantengono invece tale prerogativa, riconosciuta ufficialmente dalle rispettive chiese ortodosse canoniche autocefale nazionali e dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli che, del sacro trono dell’Impero Romano (greco e cristiano) d’Oriente, è il custode. In sintesi, i principi imperiali e reali bizantini possono concedere, oltre ai titoli cavallereschi dei loro ordini di collazione privata (ordini classificati dal sistema giuridico italiano come non nazionali ma soggetti di diritto internazionale, come quelli Nobiliare della Corona Heracliana e Militare di Santa Sophia, quelli romeno del Drago e georgiano della Santa Croce), anche titoli nobiliari onorifici, anche trasmissibili per vie ereditaria ai discendenti. Ovviamente, i principi veri, appartenenti alla Unione Bizantina, non ne fanno affatto mercimonio che anzi detestano e condannano, ma utilizzano questo sistema premiale con molta parsimonia e discrezione, per sostenere attività benefiche e culturali, solo nei confronti di selezionate persone degne e meritevoli, e hanno persino deciso di codificare tale procedimento, di concedere solo alcuni titoli uniformati (patrizio, akrita ovvero barone, e arconte ovvero conte palatino) e di creare un solo albo elenco ufficiale di questi nuovi titolati, che, ci tengono a precisare, loro considerano nuova aristocrazia in senso etimologico tradizionale di meritocrazia sociale.

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