Enrico IV del Sacro Romano Impero innanzi Gregorio VII a Canossa |
La lotta per le investiture, che contrappose il Papato e l'Impero nei secoli XI e XII, ebbe per oggetto la prerogativa del papa o dell'imperatore nella scelta e ordinazione dei vescovi. La lotta tra papato e impero cominciò con Papa Niccolò II, eletto nel 1059: egli mediante il concilio Lateranense condannò l'investitura laica dei vescovi ed escluse l'imperatore dalla partecipazione attiva all'elezione del pontefice. Ma il personaggio più importante è forse papa Gregorio VII che, nell'ambito di un'azione più ampia che va sotto il nome di Riforma gregoriana, emise nel 1075 il famoso Dictatus Papae. Con questo documento si dichiarava che il pontefice era la massima autorità spirituale e in quanto tale poteva deporre la massima autorità temporale (l'imperatore), mediante la scomunica; veniva così espressa una vera e propria teocrazia. La lotta divenne aspra tra il Papa e l'imperatore di Germania Enrico IV, che radunò i vescovi a lui fedeli i quali deposero il pontefice che a sua volta scomunicò l'imperatore.
A causa della ribellione dei grandi feudatari tedeschi, Enrico IV si recò nel 1077, in gennaio (si dice vestito di semplice lana), davanti al castello di Canossa per ottenere il perdono del Papa con la mediazione della contessa Matilde di Canossa. La vicenda viene ricordata come l'umiliazione di Canossa: si narra che l'Imperatore abbia dovuto aspettare tre giorni e tre notti prima di essere ricevuto e perdonato. Ottenuto il perdono, e sistemati i feudatari ribelli, Enrico IV convocò un concilio a Bressanone (1080): Gregorio VII fu deposto e sostituito con un antipapa Guiberto di Ravenna (Clemente III); ovviamente non si fece attendere la nuova scomunica da parte del Papa contro l'imperatore. Per tutta risposta Enrico IV scese in Italia e cinse d'assedio Castel Sant'Angelo dov'era asserragliato Gregorio che chiamò in suo soccorso i normanni guidati da Roberto il Guiscardo. Sconfitti i Germani, i normanni si abbandonarono al saccheggio della città provocando una rivolta nella popolazione romana che costrinse il Papa a fuggire rifugiandosi presso i normanni a Salerno, dove scomparve nel 1085. Enrico IV morì invece nel 1106. I successori di Gregorio, fra cui va ricordata l'opera di Pasquale II (disposto ad una radicale rinuncia da parte della chiesa ai beni terreni), furono più inclini al compromesso, limitandosi a pretendere che i sovrani laici non attribuissero uffici spirituali, mentre per i regnanti era fondamentale che i vescovi investiti del potere temporale riconoscessero l'autorità del sovrano. Con il patto di Sutri (1111), l'imperatore rinunciava alle investiture e i vescovi avrebbero restituito tutti i terreni ottenuti. Il Concordato di Worms del 1122 concluso tra Papa Callisto II ed Enrico V rappresentò un modello per gli sviluppi successivi delle relazioni tra la Chiesa e l'Impero. Secondo il concordato, la Chiesa aveva il diritto di nominare i vescovi, quindi l'investitura con anello e pastorale doveva essere ecclesiastica. Le nomine, tuttavia, dovevano avvenire alla presenza dell'imperatore, o di un suo rappresentante, che attribuiva incarichi di ordine temporale ai vescovi (appena nominati dal Papa) mediante l'investitura con lo scettro: un simbolo privo di connotazione spirituale. Nonostante il concordato di Worms, la Chiesa nel Medioevo non ottenne mai un controllo completo nella nomina dei vescovi. Ma le basi per la progressiva divisione dei poteri erano state gettate.
A causa della ribellione dei grandi feudatari tedeschi, Enrico IV si recò nel 1077, in gennaio (si dice vestito di semplice lana), davanti al castello di Canossa per ottenere il perdono del Papa con la mediazione della contessa Matilde di Canossa. La vicenda viene ricordata come l'umiliazione di Canossa: si narra che l'Imperatore abbia dovuto aspettare tre giorni e tre notti prima di essere ricevuto e perdonato. Ottenuto il perdono, e sistemati i feudatari ribelli, Enrico IV convocò un concilio a Bressanone (1080): Gregorio VII fu deposto e sostituito con un antipapa Guiberto di Ravenna (Clemente III); ovviamente non si fece attendere la nuova scomunica da parte del Papa contro l'imperatore. Per tutta risposta Enrico IV scese in Italia e cinse d'assedio Castel Sant'Angelo dov'era asserragliato Gregorio che chiamò in suo soccorso i normanni guidati da Roberto il Guiscardo. Sconfitti i Germani, i normanni si abbandonarono al saccheggio della città provocando una rivolta nella popolazione romana che costrinse il Papa a fuggire rifugiandosi presso i normanni a Salerno, dove scomparve nel 1085. Enrico IV morì invece nel 1106. I successori di Gregorio, fra cui va ricordata l'opera di Pasquale II (disposto ad una radicale rinuncia da parte della chiesa ai beni terreni), furono più inclini al compromesso, limitandosi a pretendere che i sovrani laici non attribuissero uffici spirituali, mentre per i regnanti era fondamentale che i vescovi investiti del potere temporale riconoscessero l'autorità del sovrano. Con il patto di Sutri (1111), l'imperatore rinunciava alle investiture e i vescovi avrebbero restituito tutti i terreni ottenuti. Il Concordato di Worms del 1122 concluso tra Papa Callisto II ed Enrico V rappresentò un modello per gli sviluppi successivi delle relazioni tra la Chiesa e l'Impero. Secondo il concordato, la Chiesa aveva il diritto di nominare i vescovi, quindi l'investitura con anello e pastorale doveva essere ecclesiastica. Le nomine, tuttavia, dovevano avvenire alla presenza dell'imperatore, o di un suo rappresentante, che attribuiva incarichi di ordine temporale ai vescovi (appena nominati dal Papa) mediante l'investitura con lo scettro: un simbolo privo di connotazione spirituale. Nonostante il concordato di Worms, la Chiesa nel Medioevo non ottenne mai un controllo completo nella nomina dei vescovi. Ma le basi per la progressiva divisione dei poteri erano state gettate.
Fonte: Wikipedia
0 commenti:
Posta un commento