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lunedì 15 luglio 2019

IL BULLICAME VISTO DA DANTE ALIGHIERI

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Uno dei più interessanti luoghi citati da Dante Alighieri nell'Inferno della sua "Commedia" sono, senza dubbio, le terme del Bullicame. Dante le cita in riferimento al fiume infernale Flegetonte che parte dalla Selva dei Suicidi e percorre una lunga strada attraverso l'Inferno. Il Flegetonte, per Dante Alighieri, somiglia al Bullicame dato che la sua acqua bolle proprio come quella che, ad oggi, si trova nell'impianto termale a pochi chilometri da Viterbo. La sorgente del Bullicame è documentata fin dai primissimo periodo del Medioevo dato che era un punto di passaggio importante lungo la via Francigena. Nell'Itinerario di Sigerico (Arcivescovo di Canterbury) era la VI tappa presso Sce Valentine (in riferimento ai Santi Valentino e Ilario martirizzati peroprio in questa zona. 

Dante Alighieri, come detto, cita il Bullicame nel suo "Infermo"

«Tacendo divenimmo la 've spiccia
fuor della selva un picciol fiumicello,
lo cui rossore ancor mi raccapriccia.
Quale del Bullicame esce ruscello
che parton poi tra lor le peccatrici,
tal per la rena giù sen giva quello.
Lo fondo suo ed ambo le pendici
fatt'era 'n pietra, e margini dallato»

(Dante, Inferno - canto XIV, vv.76-84)

Secondo la maggioranza dei commentatori della "Commedia" le peccatrici erano le prostitute che usavano le acque termali per purificarsi. In realtà "peccatrici" poteva essere un errore di trascrizione derivante da "pettatrici", braccianti che mettevano nelle acque del Bullicame fasci di canapa. E ciò non è assolutamente un caso: in quel periodo Viterbo era famosa per l'alta qualità della canapa e del lino. Dopo circa un secolo, il Comune vietò alle prostitute di bagnarsi nelle acque del Bullciame sotto pena di "un ducato d'oro e quactro tracte de corda"

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