
Infatti, nell’Historia Francorum di Gregorio di Tours (V - 14), vediamo un conte franco che, prima di eseguire l’ordine impartitogli dal suo signore di uccidere un uomo, si affida alle predizioni, rifacendosi, dunque, più ad un passato magico e pagano che non al nuovo culto, nonostante il velo di cristianità che si vuole dare alla richiesta (“Il re Chilperico fece pervenire una lettera scritta al sepolcro di S. Martino, dove era espressa la richiesta per il beato Martino di rispondere se fosse consentito portar fuori dalla basilica Gontrano oppure no”).
Per quanto riguarda questa tematica si può prendere ad esempio anche Beda il Venerabile, il quale nella sua Historia ecclesiastica gentis Anglorum (IV – 22 - 20) narra la liberazione del guerriero Imma, avvenuta, come per magia, grazie alle preghiere del fratello sul corpo di un defunto che credeva essere Imma stesso; ad ogni preghiera le sue catene si scioglievano di più. Dunque, sebbene l’intento dell’autore fosse di dimostrare l’onnipotenza divina, l’uso e la percezione delle preghiere erano, ancora, gli stessi delle antiche formule magiche, che operano in modo meccanico: sono preghiere funebri, ma vengono recitate per un vivo sul cadavere di uno sconosciuto, ma il loro potere salvifico non diminuisce.
Ciò dimostra, altresì, che, in fase iniziale, non sono solo le masse contadine a percepire la nuova religione monoteista come una fusione tra nuovi riti ed antiche pratiche magiche, ma anche gli intellettuali, come nel caso appena presentato. Nell'uso delle nuove preghiere, la funzione è ancora intesa come pratica e finalizzata a muovere l’intervento divino, esattamente come negli antichi sacrifici pagani.
Articolo di Valentina D'Innocenzi. Tutti i diritti riservati.
0 commenti:
Posta un commento