
Parlava fluentemente l'arabo, e a stento il tedesco. Giunse in Terrasanta accompagnato dalle sue guardie del corpo musulmane, in uno sfarzo di tipo orientale, distinguendosi così da tutti i crociati che lo avevano preceduto. L'imperatore si era messo in viaggio con un esercito relativamente ridotto, ed era giunto ad Acri nel settembre 1228. Nel febbraio 1229 concluse un accordo con al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino e Sultano ayyubide, che con Federico aveva dei buoni rapporti di amicizia diplomatica (vista anche la vicinanza tra Sicilia e costa africana): i cristiani avrebbero riavuto Betlemme, Nazaret, Lidda, Sidone e Toron (oggi Tibnin), oltre a Gerusalemme, ad eccezione della spianata del Tempio e della moschea al-Aqsà. Ai musulmani era però permesso di accedervi (pace di Giaffa) in quanto considerato luogo santo anche da essi. Gerusalemme inoltre veniva ceduta smantellata e indifendibile.
Il 18 marzo 1229 Federico II ricevette la corona di re di Gerusalemme grazie al precedente matrimonio con Isabella II di Brienne (che ormai era già defunta), nonostante l'opposizione del clero locale e di quasi tutti i grandi feudatari. Sul piano formale non si trattava di un'autentica incoronazione, in quanto Federico era colpito da una scomunica, che non gli permetteva di partecipare a cerimonie religiose né di ricevere benedizioni.
Il trattato di pace fu una dimostrazione dell'apertura e della tolleranza di Federico II verso gli Arabi e l'Islam. Il sultano al-Malik al-Kāmil aveva anche motivi politici per intavolare trattative con i cristiani, perché stava preparando una campagna contro suo fratello al-Mu'azzam di Damasco e non voleva essere disturbato da eventuali iniziative dei crociati.
Il trattato è di rilevanza mondiale, e unico ancor oggi per il compromesso tra gli interessi dell'Oriente e quelli dell'Occidente. Tra le sue conseguenze vi fu un aumento enorme degli scambi culturali e commerciali tra Levante e Europa. Esso, però, poté reggere solamente fintanto al-Malik al-Kāmil rimase in vita e Federico II riuscì ad esercitare la propria influenza sul regno di Gerusalemme. I loro discendenti non fecero nulla affinché il contrasto tra mondo cristiano e mondo islamico non si acuisse nuovamente.
Federico rimase per alcuni mesi in Terra Santa, cercando senza successo di mettere ordine nella devastata situazione del regno.
Il rapporto con il papato, però, non migliorò granché: il papa era deluso dalla vittoria effimera e in balìa dei musulmani di una Gerusalemme smilitarizzata, senza mura e indifendibile, inoltre il papa non vedeva di buon occhio la soluzione diplomatica, che non era nei piani; anche l'incoronazione da scomunicato non fu gradita. Ma la ragione forse più importante era il risentimento del papa per il nuovo successo di quell'imperatore ormai molto scomodo, che originariamente doveva, nelle intenzioni papali, metterlo in difficoltà, magari farlo sparire dalla scena come era accaduto al nonno di Federico, il Barbarossa. Il risultato fu la paradossale crociata contro Federico II. Solo nel 1230, con il Trattato di San Germano, fu revocata la scomunica a Federico II.
Questa crociata viene talvolta contata come quinta: in questi computi non si considera infatti la fallita crociata del 1217-1221.
Bibliografia
Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006 ISBN 8800204740
Fonte: Wikipedia
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