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sabato 31 marzo 2012

DONNE E STREGHE

Come abbiamo visto, nel mondo Romano la magia è femmina, e, parzialmente, può dirsi lo stesso del mondo medievale. Anzitutto è bene fare una differenza sociale: se nelle città la magia interessa soprattutto le classi colte e, lo abbiamo dimostrato, la magia più praticata è l’evocazione di demoni e la magia rituale; nelle campagne la strega è colei che fa del male al vicino. Analogamente a quello che succedeva nelle campagne dell’antica Roma, la strega o lo stregone mandano il malocchio (fascinum), portano le tempeste, fanno ammalare il bestiame, interpretano il futuro, fanno pozioni con le erbe. Così si esprime Dante nella bolgia degli indovini:

«Vedi le triste che lasciaron l’ago, / la spuola e ‘l fuso, e fecesi ‘ndivine;  / fecer malie con erbe e con imago» (Inferno, XX, vv. 121-123).





Si tratta di magie compiute singolarmente, la caccia alle streghe sarà possibile solo quando diventerà parte dell’immaginario collettivo l’idea che la strega appartenga ad una società di adoratori del diavolo, ad un organismo collettivo che mirava a ribaltare e sovvertire il cristianesimo. Oltre a mandare il fascinum le streghe popolari hanno molti punti di contatto con le striges romane: nei racconti popolari volano di notte e sono cannibali, specialmente avide di carne di neonati. La gente credeva che le striges fossero una realtà reale e diffusa al punto che la Lex salica del VI secolo parla di riunioni di streghe con calderoni e stabilisce ammende “se una stria divorerà un uomo e si riuscirà a dimostrarlo” e fissa una multa se “una donna libera viene chiamata stria e non sia in grado di provarlo.” Tutta l’elite colta però, cercava di tenere sotto controllo questa tensione, per paura di esecuzioni sommarie e superstizioni; nel capitolare sassone di Carlomagno del 789 si dice:  

«Se qualcuno, ingannato dal diavolo, crederà, come è tradizione tra i pagani, che un uomo o una donna sia una striga e che mangi esseri umani, e per tale motivo brucerà la carne di quella persona […] sarà giustiziato».

Lo stesso Canon Episcopi ricordava ai sacerdoti dal predicare che la magia è solo un’illusione di Satana, che sa bene come ingannare le donne stolte, mostrandogli ogni genere di cose o di persone nel sonno:  

«Alcune donne scellerate, pervertite dal diavolo, sedotte dalle illusioni e dai fantasmi dei demoni che credono e sostengono di cavalcare animali di notte in compagnia di Diana, la dea dei pagani, e di una folla sterminata di donne e nel silenzio della notte profonda credono di percorrere grandi spazi della terra obbedendo ai suoi ordini come alla loro signora e di essere chiamate a servirle certe notti» (Canon Episcopi, X secolo).

Nel Medioevo alcune donne credevano di vagare di notte e di compiere atti di cannibalismo, mentre altre immaginavano, con fini benevoli,di volare sotto la guida di una regina soprannaturale. Negli atti di un processo del trecento leggiamo:

«Fin da giovane andai ogni settimana la notte del giovedì con Oriente e la sua società.

Ho reso omaggio a Oriente, non credevo che fosse peccato, dicendo “Bene stage, madonna Horiente”; Oriente rispondeva “benvenute figlie mie”. In presenza di Oriente non si nominava mai Dio. Oriente insegna le virtù delle erbe, rimedi per curare le malattie, il modo di trovare le cose rubate e di sciogliere malefizi. Oriente sa ridare la vita alle creature morte. Le sue seguaci talvolta uccidono buoi e ne mangiano le carni; poi raccoglievano le ossa e le mettevano nelle pelli degli animali uccisi. A questo punto Oriente percuoteva le pelli col pomo della sua bacchetta, e i buoi resuscitavano: ma non erano più in grado di lavorare» (Atti del processo a Sibilia di Vicomercato e Pierina Bripio a Milano, 1390). Come si legge, due donne, Sibilia e Pierina, avevano confessato di recarsi al gioco di Diana che chiamano Erodiade o Horiente,  ed erano già state condannate come eretiche nel 1384, in seguito vennero nuovamente processate e condannate a morte in quanto relapse nel 1390. Le donne confessarono che nella società di Horiente era presente ogni sorta di animale (anche se Pierina disse che volpi e asini erano esclusi). In tutte le culture europee è presenta questo tratto di folclore: viaggi estatici in compagnie di buone donne che danno cibo e protezione.
Ci sono le signore notturne guidate da Domina Abundantia, spirito femminile dell’abbondanza domestica. Madama Abudantia mangia e beve ciò che trova nelle case, senza mai diminuire la quantità, soprattutto se i recipienti sono stati lasciati aperti per lei, se le si impedisce di magiare e di bere, non porta l’abbondanza, ma la disgrazia. Holda è invece un essere superiore e materno che vive in cielo ed è attiva d’inverno: i fiocchi di neve sono le piume che cadono quando si rifà il letto, viaggia nei 12 giorni che separano il natale dall’epifania e dona fecondità ai campi, può, però, diventare terribile quando vede incuria nelle case e nelle fattorie e allora guida l’esercito furioso sotto forma di una megera dal lungo naso. Si occupa della fecondità, assiste ai parti e i neonati hanno origine nei suoi posti segreti; quando fa i suoi viaggi si accompagna di un corteo di anime di morti, soprattutto bimbi non battezzati. Le signore della notte erano note anche in Italia, dove il culto della dea Diana continuò a godere di una certa venerazione, anche dopo l’affermazione della Chiesa: nel Canadese, in Val di Fiemme, a Ferrara a Mantova c’erano la donna del bon zogo, la sapiente Sibilla, mentre a Como l’inquisitore parlò di raduni notturni chiamati “gioco della buona società”. Varie donne processate come streghe raccontarono di essersi recate a questi cortei; ciò non costituì reato fino a quando vennero considerate credenze da donnette, ma a partire dalla fine del XIII secolo, questi spiriti di abbondanza subirono un processo di demonizzazione e diventarono demoni. Di conseguenza chi diceva di partecipare alle loro congreghe diventava automaticamente adoratore di Satana. Si provi a confrontare il clima della già citata predica di Umberto da Romans:

«Alle donne povere, dei piccoli villaggi. Si noti che di solito queste donne sono molto favorevoli ai sortilegi per sé, per alcune particolari circostanze, per i figli ammalati, per proteggere i loro animali dai lupi e cose simili. Fra questo tipo di donne che credono facilmente a tal cose e in questo sono simili a Eva. […] Ce ne sono altre che fanno queste divinazioni a scopo di lucro. […] La donna non deve dedicarsi ai sortilegi, che sono forme di miscredenza, ma deve essere fedele» (Umberto da Romans, Prediche alle donne, secolo XIII).

In cui, sostanzialmente, la donna viene accusata solo di credulità, con una pagina pesantemente misogina del Malleus maleficarum:

«Femina deriva da fe e minus, perché ha meno fede e sempre meno la mantiene […]. La donna, cattiva per sua natura, cade presto nei dubbi della fede, rinnega la fede medesima ed in ciò è la base stessa dei malefici. In quanto poi alla volontà, la donna, quando è presa da odio contro qualcuno che prima amava, arde d’ira e di impazienza, e si agita e ribolle come il mare. In conclusione, tutto dipende dalla concupiscenza carnale che, nelle donne, è insaziabile, onde si danno da fare con i demoni per soddisfare la loro libidine» (Krame e Sprengen, Malleus maleficarum, 1486).

La donna, da sempre vista come essere volubile e credulone, diventa cattiva, apostata, base del maleficio, libidinosa e senza freni. Ecco che essa diventerà la protagonista indiscussa, suo malgrado, dei roghi del XVI secolo.

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